giovedì 2 febbraio 2012

-570 km a Gibilterra!!!!!!!




Questa e’ stata una tappa lunga e ricca. Lunga, quasi 1200 km in 4 giorni! Ricca, ricca di momenti importanti, nell’ordine: Superamento della meta´del viaggio 27/1 (piu’ o meno verso Montpellier), attraversamento di una nuova frontiera Francia-Spagna 27/1, 2000llesimo km dalla partenza (poco prima di Barcellona) 28/1, superamento dei -1000 km da Gibilterra (poco dopo Tarragona) 29/1, attraversamento del meridiano di Greenwich (prima di Castelon) 29/1.





26 gennaio
La partenza da casa è sempre sul presto e come al solito moto sino all’aeroporto (con batteria di riserva visto che il TT sta avendo qualche problema di avviamento). Anche questa volta si viaggia sia con bagaglio a mano che bagaglio in stiva, ovviamente uno zaino pieno di ferraglia, lonely planet Spagna, cartina stradale, libro da leggere, mentre per bagaglio a mano sistema Bettinelli: busta di plastica ricolma di vestiario ed altro.
Arrivo a Marsiglia, autobus sino ad Aix-P.ce, passeggiata in centro per raggiungere l’ufficio della mia amica, un oretta di lettura in attesa che finisse lezione e poi via a mangiare un boccone in un pub in centro. Appena ci mettiamo a sedere noto qualcosa di familiare, le pareti del pub sono tappezzate di foto e gadgets con un unico tema...... la vespa.



Il proprietario siede vicino a noi e con la traduzione della mia amica iniziamo a scambiare qualche parola sulla sua passione per il mitico mezzo e sulla mia presenza ad Aix. La passione comune ci avvicina spiritualmente, chiaccheriamo delle sue piccole, dei lavori che ha fatto e di quelli che dovra' fare. Finito lo spuntino Raphael ci invita a vedere le sue vespe, uno specialino ed un altra (non ricordo il modello) ancor piu' d'annata, entrambe perfette. Ovviamente foto di rito e ci salutiamo.



Il pomeriggio e' dedicato ai lavori. Arrivati a casa rivedo la mia piccola, questa volta e' passato molto tempo ed e' un emozione rivederla. Verso le 16,30 mi metto all'opera, sono partito da Roma con un bel po' di pezzi e voglio risolvere il problema carburatore/goccioline benzina. L'altra volta avevo sostituito il carburatore ma era rimasto qualche problemino, cosi' questa volta sono attrezzatissimo e deciso! Sostituisco il collettore d'aspirazione e relativa guarnizione, sostituisco il carburatore (anche questa volta e' un 16-12, perfettamente pulito e sistemato durante le vacanze), controllo e pulizia della candela (dovevo controllare e sostituire parzialmente l'olio del carter ma inizia a far buio). Lavoro completato, inizio a riordinare i bagagli e poi vado a fare un giretto, sembra andare bene. Domani vedremo. Confidando nel meteo, spero almeno che non piova, la prossima meta e' l'ingresso in Spagna.
Per la cena aspettiamo un amico, Bernard. Nel mese di gennaio in Provenza c’è un usanza particolare, che ruota intorno ad un dolce il frangipane, uno squisitissimo tortino dolce di pasta morbida ripieno di un impasto a base di mandorle ed altro. Il dolce va mangiato con attenzione poiché al suo interno il pasticcere vi mette una fava secca ed un pupazzetto di ceramica. In fine è d’obbligo indossare le corone dei re magi.

 


27 gennaio
La partenza è programmata per la mattina sul presto, l’obiettivo minimo è raggiungere Béziers, meglio ancora Narbonne (dovo tenere un ritmo di 250 km al giorno, non sono pochi, ma se le strade sono buone e non ci sono troppi attraversamenti di città e paesi è più che fattibile). Mi sveglio sul presto, sistemo i bagagli, porto la vespa in strada ed inizio a montar su i bagagli. Finisco in tempo per accompagnare la piccola Anna a scuola, un ultimo saluto alla mia amica Sophie per l’ospitalità offerta a me ed alla vespa e via.
La vespa va proprio bene, si cammina spediti nell’aria freddina del mattino. Per un po’ seguo delle strade secondarie successivamente prendeo la statale che mi porta verso Arles; nel frattempo una prima rapidissima sosta per riempire la tanica di riserva. Evito la città percorrendo una tangenziale che lascio per seguire le indicazioni verso la Camargue, o meglio la parte più a nord del parco che attraverserò percorrendo sempre la stessa statale. Nei campi sui lati della strada ci sono un bel po’ di specie di uccelli, aironi, cicogne ed altre specie che non riconosco. Il primo pieno lo effettuo nel paese di Saint Gilles (conosco già il paese, mi ci sono fermato la scorsa estate per una pausa pranzo durante la nostra corsa verso Gibilterra ed il nord Africa), sosta rifornimento, cappuccino e snack, cambio acqua al pesce e via verso Montpellier su questa noiosissima strada che taglia la Camargue. Mentre sono in sella ad annoiarmi ecco che il mio stato d’animo cambia in un istante, nel mio sangue si riversa una litrata di cortisolo precipitandomi in una situazione di stress a dir poco acuto. La velocità si è abbassata, la vespa non risponde benissimo all’acceleratore e la carburazione inizia a non andare. No, non voglio crederci. Continuo a camminare, forse non è niente, forse è solo un po’ di sporcizia nella benzina: apro e chiudo la manetta, tiro a palla, sbatacchio un po’ la vespa su qualche buca; niente non passa. Non voglio crederci, continuo e prego (no anzi bestemmino), cammino, accelero e decelero; niente. Dopo un po’ devo crederci, perché la vespa inizia ad ingolfarsi quando decelero, e se mi fermo sotto di me si fa una pozza di benzina. Si, ormai non ci sono più dubbi, si è ripresentato tale e quale il famoso problema del carburatore che ebbi modo di conoscere nella famosa tappa da Bergamo a Genova. Problema su cui tanto ho scritto nei forum e di cui ho tanto parlato con amici, conoscenti, meccanici, simil meccanici, simil maghi della vespa, insomma con chiunque incontrassi in quei giorni e settimane. Problema che pensavo di aver risolto a Genova una prima volta con la sostituzione di un po’ di pezzi del carburatore originale, che successivamente pensavo di aver risolto quando poco dopo ripresentandosi il malfunzionamento avevo totalmente sostituito il carburatore. Ed ancora che pensavo di aver totalmente estirpato ad Aix il giorno prima! sostituendo nuovamente il carburatore con uno perfetto in tutto e sostituendo anche collettore di aspirazione e guarnizione. Insomma, devo arrendermi, il problema si è ripresentato e questa volta non sono disperso nel bel mezzo della pianura padana (e già quello era un casino) ma sono nel bel mezzo della Camargue a un migliaio di km da casa e da rivenditori Piaggio ben attrezzati o da amici a cui chiedere supporto o da amici a cui chiedere di venirmi a prendere col furgoncino. In quelle terribili condizioni, continuo la mia marcia. Devo comunque raggiungere un paesino, un area di servizio dove poter effettuare un controllino e comunque trovare una soluzione per raggiungere Barcellona. Dovrò comunque percorrere circa 400 km per poter caricare la vespa sulla nave e fare ritorno (con la morte nell’anima e la consapevolezza di aver perso una sfida con me stesso) a Roma o meglio Civitavecchia, dove troverò un fuoristrada su cui caricare il vespino per portarlo mestamente da un meccanico serio. Io non sono un meccanico, io sono solo un ricercatore, che si è illuso di conosce il mezzo, di saperci mettere le mani e che ha avuto un idea folle e stupidissima.
Senza poter chiudere troppo la manetta, se non chiudendo contemporaneamente il rubinetto della benzina, percorro ancora una decina di km sino alla prima area di servizio che incontro all’ingesso del paesino di Lunel. Sono arrabbiato, sconfortato, però devo cercare di capire, almeno vedere da dove esce tutta questa benzina. Rapidamente mi alleggerisco dell’abbigliamento da viaggio, smonto tutti gli zaini, indosso i guanti, tiro fuori gli attrezzi sfilo il porta oggetti sotto la sella, asciugo bene il vano carburatore ed il carburatore, per vedere meglio smonto la leva del rubinetto ed il filtro dell’aria; ora ho una visione chiara. Avvio il motore ed attentissimo inizio ad osservare il carburatore. Le vibrazioni non permettono di avere una visione “nitida”, e mi accorgo che sul fondo del vano è presente un pochino di benzina ma non la si vede uscire da nessuna parte. Mi sfilo il guanto per tastare bene tutto, la mia attenzione però va sul tubo benzina, effettivamente c’è qualcosa che non va, l’attacco al carburatore ha un po’ di gioco, e andando a metter mano mi accorgo che è più di un po’. Si muove, la perdita è da lì! Non posso crederci, ricontrollo, stringo il tubo sul suo attacco con le dita poi lo muovo, è proprio lì. Tutto quel casino (sicuramente oggi e forse anche l’altra volta) dipende esclusivamente dal tubo. Ripensandoci però mi pare di aver cambiato il tubo in quella famosa sosta a Voghera (ho controllato il blog, si cambiai il tubo quindi doveva esserci qualche altro problema). Come risolvo? Collarino per evitare di accorciare il tubo o lo sostituisco tutto totalmente? Ho con me un altro pezzo di tubo di emergenza ma non voglio utilizzarlo, quindi metto mano alla tronchese e taglio via 2 cm innestando nuovamente il tubo sulla pipetta. Asciugo nuovamente tutto alla perfezione, anzi più che alla perfezione, ripassandoci varie volte con la carta e riaccendo la vespa, perfetta! Non mi fido, la lascio accesa un po’ e mi ci faccio anche dei giretti dentro l’area di servizio, perfetta!! Rimetto su i bagagli, mi lavo le mani, indosso tutto l’abbigliamento e via. Si, va bene, molto bene, e cammina come deve oltre 60km/h. Ho perso molto tempo, non posso permettermelo, d’ora in poi non sentirò più fame e stanchezza, solo soste fisiologiche da far coincidere perfettamente con i rifornimenti. Ora devo camminare, e così farò.
Raggiungo Montpellier, è un bel risultato sono contento, sono vicino al mio obiettivo. Inoltre da queste parti cade il metà strada fra Roma e Gibilterra, non so bene dove poiché non percorrendo l’autostrada con chilometraggi precisi ma cambiando spessissimo strada adattandomi a varie situazioni e cambi di programma non so esattamente quanti sono i km da Roma a Gibilterra, so solo che più o meno ci siamo. Entro in città e cerco la strada da imboccare per andare verso Sete. Per raggiungere Béziers decido la via sul mare invece di passare dall’interno. Mi incasino un po’ ma alla fine riesco ad instradarmi ed ancora con qualche dubbio (la cartina che sto usando non è dettagliata oltre ad essere datata) raggiungo Sete. All’ingesso, passando per la zona del porto, ho davanti ai miei occhi una cosa stupenda un gioiello dell’alta velocità, un trimarano oceanico da 70 piedi il “SOPRA”. E’ stupendo!



 Qualche minuto in contemplazione, qualche foto e via verso Cap d’Agne. Costeggiando il mare raggiungo questa famosa località: sono nella patria dei nudisti, il paese dove la gente va a fare la spesa nuda, io però non vedo nessuno svestito (ovviamente! siamo in pieno inverno).
Ormai sono a pochi km da Béziers ed è prestino, decido di proseguire per Narbonne; si, proseguo, voglio guadagnare qualche km. Non sento fame e stanchezza, ho ancora l’adrenalina in corpo per lo stress superato. La riserva è accesa da un po’ ma non voglio fermarmi, aspetto di raggiungere Narbonne ed alle 16,30 entro in città. Faccio rifornimento ed anche se si è fatta una certa e dovrei iniziare a cercare un camping, decido di continuare mi fermerò a dormire a Perpignan, voglio avvantaggiarmi per l’indomani, vorrà dire che per questa sera pernotterò in un B&B. Sono stanco ma non voglio fermarmi anche se Perpignan non è proprio vicina. Devo e voglio fare km, devo e voglio recuperare il tempo perso per la sistemazione del carburatore (tempo che ho già recuperato abbondantemente visto che ho raggiunto e superato la mia migliore meta del giorno). Contemporaneamente mi sfiora un idea, se oggi faccio un bel po’ di km, magari guidando tutta la notte, posso anticipare di 1 giorno l’arrivo a Valencia quindi una notte in meno nelle strutture alberghiere e quindi un risparmio di soldi. Certo, sono bello carico e adrenalinico, questa notte posso tirare dritto al massimo mi fermo un paio d’ore sotto qualche pensilina mi butto a terra e recupero un po’ di stanchezza e riparto. Nel frattempo che penso a tutte queste cose e che cerco di sviluppare una strategia, raggiungo Perpignan. Cazzo! ci sono arrivato. Cazzo, sono vicino al confine. Entro in città e per la prima volta sulla strada che sto percorrendo vedo le indicazioni per la Spagna (i cartelli con queste indicazioni gli avevo visti anche prima ma erano sull’autostrada non sulla statale che stavo percorrendo io). Mi fermo sull’incrocio e scatto una foto al cartello con la scritta Barcellona.



Non posso fermarmi voglio andare avanti voglio entrare in Spagna. Attraverso la città, supero la zona degli ipermercati e seguo la statale verso la frontiera, un susseguirsi di rotonde. Lentamente i km scorrono e lentamente mi avvicino ad una nuova frontiera, non sento la fame (dopo St. Gilles non ho più addentato niente), non sento la stanchezza e non sento il freddo. L’idea di raggiungere la Spagna mi dà una carica pazzesca.
Lentamente lascio la pianura seguendo la statale che si infila fra le montagne, la strada non è particolarmente pendente ma sale, curva dopo curva sale ed il freddo si fa sentire; ma dov’è sta frontiera? La cartina non è dettagliata e non si capisce, attraverso un piccolo paese ed non so se è francese o spagnolo, no è francese. In giro non c’è nessuno ed è tutto chiuso, comunque penso di essere molto vicino, sulla via centrale è un susseguirsi di negozietti che vendono di tutto con tante insegne pubblicitarie soprattutto di tabacco. Esco dal paese, ampi parcheggi sui lati e sul fondo... le classiche strutture di frontiera, SIIIIIII!!!!! SPAGNA. Raggiungo il cartello e via alle foto.



Sfilo guanti e sottoguanti ma fa freddo e c’è anche vento, penso che ci siano 7-8 gradi anche se non è particolarmente tardi sono sole le 19,30. Fatte le foto ora mi sento tutta la stanchezza ed inizio a sentire anche il freddo. La strada ora è tutta discesa, mi lancio giù a palla per raggiungere velocemente il paese di La Jonquera. All’ingresso del paese è pieno di prostitute, poveracce con questo freddo, entro in paese e percorro la strada principale dove mi fermo in un alberghetto più che dignitoso; 26 euro a notte colazione esclusa e passa la paura ma soprattutto il freddo. Scaricati i bagagli e sistemata la vespa passo da un internet point per vedere se ci sono nuovi messaggi per me dal forum spagnolo, invio qualche email, contatto l’amico che mi aspetta a Valencia, un sms a Tony Rucola e poi vado a mangiarmi una pizza senza infamia e senza lode. Tornando in albergo per le vie del paese il freddo me lo sento tutto, però sono in Spagna e sono contentissimo.
Un ultima occhiata alla cartina e sto già dormendo.


28 gennaio
La sveglia è sul presto, indosso l’abbigliamento da viaggio ed inizio a sistemare i bagagli, chiudo gli zaini e con due viaggi porto giù tutto. La vespa è rimasta davanti all’hotel legata ad un albero, aperti e risistemati i vari catenacci, carico gli zaini, ritorno in stanza, doccia e colazione al bar: il classico pan chocolat in versione spagnola di formato maxi e café con leche.


E’ ora di indossare l’abbigliamento da viaggio, fa un certo freddo ma non freddissimo, quindi la tuta termica la lascio nello zaino mentre copro bene le mani con sottoguanti di seta, guanti invernali ben imbottiti ed impermeabili e sopraguanti anti pioggia, sottocasco invernale e copri collo e 2 paia di calze invernali per i piedi. Esco dal paese ed imbocco nuovamente la statale, direzione Girona. Sono in piena Catalugna, una delle regioni fredde della Spagna. Ancora montagne ma la strada è buona e la velocità è discreta. Salendo scorgo la tipica nuvolosità che porta pioggia, mi auguro tanto che si sposti nel frattempo. Ora la strada è nuovamente in discesa e si va giù verso Girone, purtroppo però iniziano le prime gocce. Io sto sempre con la speranza che a breve smetta e come al solito l’idea è sbagliata, poiché aumento e stupidamente non indosso l’antipioggia serio (la plasticona da pescatore) e non copro i bagagli con le buste di plastica.
Ora piove, piove proprio inoltre sento qualcosa che non va nel motore ma ad orecchio identifico subito il problema nella candela. Raggiungo Girona e sulla tangenziale mi fermo alla prima area di servizio che trovo. Tiro giù tutti i bagagli e come prima cosa effettuo il rifornimento, poi tocca alla candela, la smonto e la ripulisco (era da Voghera che non la controllavo), già che ci sono ripulisco anche un'altra candela usata che ho con me. Sistemo tutti gli zaini nei bustoni di plastica, indosso l’antipioggia e si riparte in direzione di Barcellona con la speranza che la pioggia non riguardi anche la costa. Rivedo il mare ed anche il meteo è leggermente migliorato, pioviccica quindi è ok. La strada non è particolarmente interessante, ma si cammina bene, inizio a tenere sott’occhio il contakm perché a breve scatterà il 2millesimo km da Roma. Prima di Matarò incontro una coppia di cicloturisti, sono con due bici particolari, praticamente pedalano stravaccati come su una chaise loungue, e la pedaliera è tutta in avanti rispetto al resto. Ci salutiamo e proseguo controllando ossessivamente il conta km e poco dopo sono 2000!


Durante la sosta messaggio con Jaime a Barcellona, l’idea iniziale era quella di fare una sosta ma essendo in anticipo sul programma preferisco andare avanti quindi ci sarà giusto il tempo di un caffe. Avvicinandomi a Barcellona la velocità media si abbassa notevolmente, devo attraversare diversi paesi, ci sono spesso dei semafori ed ha ripreso a piovere; ricevo un messaggio da Jaime e mi conferma che possiamo vederci ma solo verso le 17. Entro a Barcellona poco dopo le 13, la pioggia non mi lascia e decido di non fermarmi, mi spiace moltissimo per l’amico Jaime e gli altri amici che mi aspettavano ma ho in mente un solo obiettivo in questi giorni, Valencia. Sento Jaime e gli prometto che la nostra birra/caffè è solo rimandata, sarò nuovamente a Barcellona sulla via del ritorno infatti la nave che mi riporterà a Civitavecchia parte proprio da qui.


Niente da fare la pioggia non molla ma va bene così, dopo 7 giorni di viaggio (in totale) e 2000 km ci posso stare; nel frattempo percorro le ampie vie di Barcellona e mi porto verso la periferia, imbocco l’autopista e ritorno sulla costa. Passano le ore ed inizio a sentire la fame e la vespa la sete, a Calafell smette di piovere ed esce alche il sole, il primo della giornata. Il Mc Donald va benissimo inoltre è vicino ad un benzinaio. Riparto senza indossare l’antipioggia, qui ormai c’è il sole ed il calore si sente, breve sosta per una foto all’arco romano di Barà



ed alle 17,35 entro a Tarragona, per oggi mi fermo qui. Faccio un giro, chiedo un po’ di prezzi ed alla fine ritorno al primo che ho incontrato nella periferia ovest, sempre 26 euro (non è poco ma in questi 2 giorni di freddo, pioggia e tanti km una sosta in camping la vedo dura, in fondo stiamo parlando di 20 euro in più di differenza per 2 giorni); scarico tutto e lo porto in camera, appendo l’abbigliamento per togliere l’umidità e mi cambio per uscire. E’ ancora presto e ne approfitto per visitare la città ma anche per fare un po’ di progetti per i prossimi giorni. Sono nettamente in anticipo sul programma, contavo di raggiungere Valencia in 4 giorni ed invece domani pomeriggio sarò lì. Quindi devo decidere se concludere la tappa nella bellissima città Andalusa, ed utilizzare i giorni rimanenti per fare il turista, ma 3 giorni mi sembrano troppo, non non sopporto l’idea di stare fermo 3 giorni, devo e voglio raggiungere Gibilterra e devo anche fare i conti con i soldi. Cerco un internet point e con carte alla mano, googlemap ed internet organizzo i prossimi giorni. Contatto dei miei amici che vivono a Murcia, 250 km a sud di Valencia, un po’ verso l’interno però, più o meno ho deciso continuo verso sud, rimane ancora un dettaglio verso l’interno per Murcia o costa direttamente su Alicante? Ci rifletterò, ora è il momento di pensare alla cena. Non so bene su cosa orientarmi, certamente economica, alla fine una pizzeria carina proprio sulla Rambla. Non ho ancora visto il famoso anfiteatro romano di Tarragona, domani mattina prima di partire.


29 gennaio
Sveglia sul presto, preparazione zaini, carico e sistemazione bagagli sulla vespa, doccia e via a fare qualche foto all’anfiteatro.



La giornata meteo è bella, il programma di oggi prevede l’attraversamento della foce dell’Ebro, il passaggio del paese di Peniscola ma soprattutto un altro importantissimo appuntamento geografico, l’attraversamento del meridiano Zero. La strada si lascia percorrere, c’è un bel traffico di camion ma in generale la strada è buona. Sosta rifornimento a L’Ampolla, aggiorno Benjamin a Valencia e contatto un altro amico a Castellon. Attraverso il ponte sull’Ebro (il più grande fiume spagnolo) e mi ragiono un attimo il fiume, è grande ed ha una bella portata. Ai bordi della strada vedo un uomo che spinge un carrello da supermercato, va nella direzione opposta alla mia, sembra un clochard ma vedo che è vestito bene, mi pare che abbia un buon paio di scarpe ed anche le cose nel carrello sono sistemate dentro sacce, vorrei fermarmi ma come uno stupido non lo faccio. Dall’ultimo rifornimento ho sott’occhio il GPS (gps no navigatore, in questo viaggio ho deciso di utilizzare solo cartine stradali o mappe prese da internet e stampate), ed ogni tanto controllo la mia longitudine, lentamente lentamente i secondi scorrono. Ad un certo punto accosto ed inizio a camminare lentamente, sempre più lentamente, alla fine procedo spingendo la vespa con i piedi ed alle 14,21 sono fermo a N 40° 01’ 42.9” E 000° 00’ 00.0”, ed anche questa meta è stata raggiunta.




Riparto ma dopo un po’ sento la vespa sculettare, non ho dubbi la mia prima foratura, cerco una spiazzetto ed inizio ad operare, devo smontare tutti i bagagli, tirar fuori gli attrezzi e sostituire la ruota, in fine ripetere tutti i passaggi al contrario.


Riparto e programmo per il prossimo rifornimento la sistemazione della ruota, quella di scorta ha il battistrada bello consumato quindi dovrò sostituire la camera d’aria, e questo e quello che farò di lì a qualche ora. Approfitto della lunga sosta per eseguire tutti questi lavori per mangiare una cosetta, poi mi rimetto in marcia ed aggiorno Benjamin sulla mia posizione ed iniziamo ad accordarci per l’incontro. Alle 17,17 sono fermo davanti allo stadio di Valencia, ho raggiunto la mia meta con un giorno di anticipo, telefono a Benjamin e dopo 15 minuti stiamo posando per la foto ricordo.



E’ incredulo, non si aspettava il vespino; lo seguo, siamo diretti a casa sua dove stanno festeggiando il compleanno di Patrizia ed io con un tempismo perfetto arrivo per il dolce e lo spumante.
Vengo accolto calorosamente, tranne dal cane a cui sono antipaticissimi i miei pantaloni gli abbaia contro ed ogni tanto li mordicchia, ovviamente devo stare attento a che non mordicchi anche le mie gambe però devo cercare di non farmeli bucare, mi servono (ogni strategia per farci amicizia non porta a niente, odia i miei pantaloni).
Finita la festa e salutati gli invitati mi ritiro in stanza per una ripulita. Nel frattempo sento gli amici di Murcia ed inizio ad organizzarmi per il giorno successivo ma anche per gli altri giorni, visto che devo anche trovare un posto dove parcheggiare la vespa durante la mia assenza. I miei amici non hanno un garage ed in spagna le vespe le rubbicchiano.
Per cena decidiamo di uscire a mangiare qualcosina in centro, cucina giapponese, un ottimo localino gestito da alcuni amici di Benjamin. Prima di tornare a casa un giro in macchina per vedere alcuni monumenti di Valencia, almeno vedo qualcosa prima di andar via.



30 gennaio
Anche per oggi la partenza è programmata sul presto, Murcia è all’interno è so che farà freddo quindi vorrei utilizzare le ore più calde ed arrivare col sole. Però sono un po’ stanchino e quindi tiro un pochino di più, partiremo verso le 9,30; Benjamin mi accompagna sino all’imbocco della superstrada (penso io), e da quel momento in poi guiderò su una strada a scorrimento veloce abbastanza noiosa. In Spagna ci sono due tipi di autostrade, A e AP, quest’ultima a pagamento ed è la classica autostrada; le A invece sono un po’ strane a volte sono percorribili anche da ciclomotori altre volte no. Questa volta penso proprio che sia no, però chi vuoi che capisca la cilindrata del vespino, così bardato sembra uno scooter grosso. Sosta per rifornimento e durante le operazioni una pattuglia della stradale entra nell’area di servizio per controllare un camionista. Vedo che non mi degnano di attenzione, meglio, quindi riparto rapidamente. Fra un po’ dovrò effettuare una deviazione su una statale per poi riprendere l’Auto-Super strada. A Fonte de la Figuera (anche questa fu una sosta estiva) esco e vado su verso il paese, mentre sto salendo, una bella salita ripida in cui la strada diventa a 2 corsie secche, vengo raggiunto dalla stradale e dietro di me vedo anche una fila di camion e macchine (purtroppo il vespino in salita soffre). Mi tengo molto a destra per permettere al traffico di superarmi ma la stradale mi intima di non superare la striscia bianca a bordo strada, quindi mi superano e proseguono.
Dopo qualche km vedo il pulotto a bordo strada, hanno fermato un camionista ma guarda anche verso di me, ed infatti mi invita a fermarmi. Mi chiedono i documenti, mi chiedo chi sono e dove vado e mi chiedono del mio viaggio. Mi chiedono anche se ero io quello all’area di servizio e gli confermo la cosa, a quel punto mi fa presente che io non potevo percorrere quella strada e mi fa vedere la possibile multa che altri suoi colleghi mi avrebbero potuto fare, loro invece sono magnanimi e mi intimano solo di non rientrare in autostrada; a quel punto ci salutiamo, loro si portano via il camionista ed io rimango lì a studiare la cartina per capire come raggiungere Murcia. Individuo una bella strada per quei 120 km rimanenti, aggiudicato!, si accorcia pure. La strada tende a salire e fa molto molto freddo anche se c’è un sole stupendo. Si attraversano della grandi pianure (penso che siano degli altopiani) molto belle in particolare la Sierra del Carche, ma il freddo si fa sentire.



Raggiunto il paese di Pinoso cerco un posto dove mangiare un panino ma soprattutto indossare la sottotuta in pile. Prolungo la pausa pranzo perché in tv stanno trasmettendo un cartone animato dei Simpson, poi mi rivesto e parto. Ora va meglio, la tuta in pile tiene caldo; sto attraversando delle zone molto belle ed ora il panorama è desertico.



In fine comincia la discesa verso Murcia e alle 16,13 sono in città. Qui fa caldo, mi alleggerisco, tiro fuori le mappe stampate con le indicazioni per raggiungere la casa dei miei amici ed in breve tempo sono da loro.
Sono alla fine di questa lunga tappa, ho percorso quasi 1200km in 4 giorni e sono soddisfatto, molto soddisfatto. Però devo risolvere ancora qualche problema: devo trovare un luogo sicuro dove parcheggiare la vespa per le prossime 3 settimane e devo organizzare il rientro a Valencia poiché il mio volo diretto su Roma parta da lì.
Scaricati i bagagli e dopo essermi rilassato un po’ inizio a pensare ad una soluzione per la vespa, su internet cerco il concessionario Piaggio, ho un idea: proverò ad andare da lì, chiederò di parlare con il proprietario e gli racconterò del mio viaggio, successivamente farò la mia richiesta, ovviamente mi auguro tanto che sia uno sensibile e spero anche appassionato del mezzo. Detto fatto, dopo una mezz’oretta sono nella concessionaria, chiedo del proprietario ma mi dicono di tornare la mattina seguente. Ok, ritornerò domani; rientro a casa e parcheggio la vespa in strada, cerco un bel palo mi libero le mani dal casco e sistemo ben bene il vespino per la notte. Finalmente relax, il riposo del guerriero.


31gennaio
Mattina! Oggi devo fare un po’ di cose: sistemare la vespa, comprare dell’olio per la miscela, cercare il tubo benzina e la camera d’aria, capire in che modo raggiungere Valencia ed acquistare il biglietto, sistemare i bagagli che lascerò dai miei amici.
Inizio dalla concessionaria; entro, chiedo del proprietario e mi dicono di andare nello showroom accanto, quello della bmw?, e chiedere del boss di tutta la baracca. Passo nella bmw e mi mandano nella zona service, trovo l’ufficio del boss ed aspetto il mio turno. Joaquin si libera e viene verso di me, gli racconto chi sono e che sto facendo e gli chiedo il favore di sistemare la vespa nella zona interna della concessionario in un angolino fuori dove non da fastidio. Lui mi dà la disponibilità quindi rimaniamo d’accordo per il pomeriggio.
Poi vado a cercare gli accessori ed i ricambi, giro un po’ ma non trovo tutto, non fa niente tanto qualcosa me la riporto dall’italia. In fine vado in stazione, vedo gli orari sia per andare a Valenzia sia dei treni che da lì vengono a Murcia, faccio il biglietto e torno a casa per il pranzo.
Dopo pranzo vado a fare un giretto in città, sembra carina, non fa freddo e penso che in estate qui si muoia.
Ritorno alla concessionaria, aspetto che Joaquin si liberi (è al telefono con qualcuno e sento che gli sta parlando di me) e seguo le sue istruzioni per sistemare la vespa, alla fine la sistemiamo all’interno ben riparata dalle intemperie e con sopra un bel foglio con su scritto chi sono e come mai è lì, i miei recapiti e i recapiti dei miei amici. Immancabile la foto vicino la vespa, e decidiamo che al mio ritorno faremo una foto con tutti i meccanici vicino la vespa (il 24 febbraio, quando ritornerò a prendere la vespa, sarà il compleanno di Joaquin, non mancherò di portargli un bel regalo dall’italia).


Ritorno a casa piacevolmente a piedi, sono contento per la sistemazione della vespa. In serata sistemo tutti gli zaini che rimarranno a casa dei miei amici e prepara lo zaino con cui ritornerò a Roma, dentro ci sono guide turistiche e cartine stradali che non mi servono più, e questo è un bellissimo gesto da compiere.


1 febbraio
Sveglia presto, colazione, saluti alle bimbe ed a Laura e Maurizio mi da uno strappo in stazione. Il tempo di un caffè ed arriva il treno per Valencia, il biglietto non l’ho pagato poco.
Le 3 ore e mezza passano velocemente ascoltando la radio e leggendo un bel libro, nel frattempo mi sento con Benjamin, ci organizziamo per pranzare insieme.
Arrivato in stazione raggiungo la galleria dove lavora il mio amico, in pieno centro. E’ una bella giornata, calda, e decido di raggiungere il centro a piedi.
Visito la galleria e le opere esposte poi raggiungiamo Patrizia ed una sua amica ed andiamo a pranzo.



 Nel pomeriggio passeggiata in centro, birretta ed alla fine ci salutiamo. Ritorno in stazione (non prima di aver comprato un pezzo di Pata Negra) e prendo la metro sino all’aeroporto (comodissimo). Il volo Ryan è puntuale ed in 2 ore sono a Ciampino. A Roma fa freddo ed io dovrò tornare a casa in moto, purtroppo però la moto non parte c’è un problma elettrico all’avviamento; ok la mollo lì poi ci penserò nei prossimi giorni.

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