Roma - Piazza del Popolo, omaggio a Giorgio Bettinelli |
Roma, Livorno, Parma, Bergamo, Genova, Frejus, Aix-en-Provance, La Jonquera, Tarragona, Valencia, Murcia, Malaga, Gibilterra, Tangeri, Ceuta, Barcellona, Roma
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La nave ha lasciato TangerMed (l'Africa) da pochi minuti, e sul monitor della reception è visibile la mappa della nostra navigazione con la telemetria varia. La rotta segue la costa spagnola sino a Barcellona (l'arrivo è previsto fra 32 ore più o meno). Vedo il percorso e prendo coscienza di quant'è lunga la Spagna; sulla cartina sono riportati i nomi e le posizioni delle città principali e mi rendo conto che leggendoli per me hanno un grande significato, tutti. Ad ogni nome è legato un ricordo, e quando non è il nome della città lo è la strada che unisce quei nomi: Tarragona, Castelon, Valencia, Alicante, Almeria, Malaga, Tangeri.
24 Febbraio
Per un ultima volta la giornata comincia in piena notte, e questa volta a Ciampino mi accompagnano; già, se tutto va bene a Roma ci ritorno con la vespa. Alle 04,45 il mio amico è già sotto casa, in poco più di 10 minuti siamo in aeroporto e facciamo colazione. Dopo un po' di chiacchere ci salutiamo, lo ringrazio di cuore per avermi fatto da tassista facendo una levataccia. Fila della madonna per i controlli ma sono abbondantemente in tempo. Questa volta solo bagaglio a mano, purtroppo bello grosso e pesante, oltre ai vestiti in generale leggeri vado verso il caldo, ho un po' di pensierini da portare agli amici ed al dirigente della concessionaria piaggio ma soprattutto mi sto portando dietro un po' di lavoro.
Si vola su Valencia ma partiamo un pochino in ritardo, c'è uno un po' ubriaco e senza troppe storie lo lasciano a terra, a ragione ovviamente. Alla fine arriviamo con 5 minuti d'anticipo, la temperatura è fresca ma è anche abbastanza presto. Questa volta raggiungerò Murcia con l'autobus sia perché parte prima ma anche perché costa la metà. Raggiungo la stazione degli autobus in metro, faccio subito il biglietto e poi vado a fare colazione, inoltre devo trovare un bancomat ed acquistare una scheda spagnola (devo poter essere rintracciabile per motivi di lavoro, però preferisco che paghino loro). L'autobus parte in orario, il viaggio è lungo circa 3 ore e 20 ma fra una lettura e qualche sms di lavoro il tempo passa. Arrivato a Murcia in poco tempo raggiungo la casa dei miei amici e subito mi organizzo per andare a prendere la vespa. Trovo Joaquin in ufficio, sta lavorando, ma appena mi vede mi viene incontro. Mi ringrazia per averlo ringraziato ufficialmente durante l'intervista alla radio, ma lo sorprendo ancora, dall'italia gli ho portato del parmigiano, del percorino romano e l'aceto balsamico; rimane senza parole. Andiamo in ufficio e mi racconta del suo viaggio in Italia, ed ovviamente lavorando nel settore automotiv, a maranello.
Andiamo a prendere la vespa e mentre la sposto dal parcheggio lui ritorna con un regalo per me, un adesivo della concessionaria con lo stemma dell'italia ed un modellino di Vespa 98. Sistemo l'adesivo sul parafango anteriore, saluto e ringrazio e porto fuori la vespa. Prima di partire devo assolutamente procurarmi una cartina stradale dettagliata dell'andalusia, non l'ho presa a Roma da feltrinelli perché convinto di trovarne 10.000 qui ed invece dovrò girare più di una mezz'oretta per trovarla. Ritorno a casa ed inizio a preparare i bagagli, domani mattina voglio muovermi sul presto, inoltre devo darmi una mossa per cena arrivano degli amici, una cena anche in mio onore.
Birra a fiumi, vino, stuzzichini vari e poi a letto.
25 Febbraio
Suona la sveglia, finalmente, è presto dormono tutti, mi preparo senza fare rumore, carico la vespa e sono pronto a partire, si svegliano anche i mie amici, vogliono farmi una foto nel momento della partenza. Siamo nella zona della sierra e qui il freddo si fa sentire, fortunatamente il tempo è ottimo. Lasciata la città la temperatura scende ulteriormente e devo appesantire le mani; punto direttamente sulla costa, devo riprendere a costeggiare il mare anche per poter viaggiare con temperature nettamente più confortevoli. In prossimità della costa si sale leggermente verso una zona montagnosa, la attraverso per mezzo di un breve tunnel ed all'uscita ritrovo finalmente il mare all'orizzonte, non solo dopo solo cento metri si avverte un immediato cambiamento della temperatura, in soli pochi metri la temperatura è aumentata quasi di 10 gradi. Da ora inizierà una strada che mi farà costeggiare il mare per centinaia di km e la strada non dovrebbe essere bella. Inizio ad avere problemi di benzina, non sono in riserva ma meglio se faccio rifornimento, inoltre la tanica è vuota ho dimenticato di riempirla e questo mi fa stare un po' in ansia. Purtroppo inizio ad attraversare il parco di Cabo Cobe e non c'è traccia di paesini o stazioni di servizio. La zona è molto bella ma sono un pochino preoccupato, si accende la riserva però dovrebbe esserci un paese a portata. Finita la strada che attraversa il parco c'è subito un benzinaio, ne approfitto per fare il pieno ed alleggerire l'abbigliamento, poi scendo verso il mare ed il paese di Aquilas, ne approfitto per fare una breve sosta e colazione. Ripartito la strada continua sempre lungo la costa, a breve entrerò nella zona naturale del Cabo de Gata ma ho l'impressione che qui si sia costruito senza molto controllo.
La strada non è buona, cioè svariate salite, stretta e leggermente dissestata. Si sale sino ad un bel punto panoramico e poi giù per una lunga discesa.
Arrivato nel paese sottostante inizio a sentire qualcosa che non va, noto benzina sotto e quindi siamo alle solite! Non mi perdo d'animo, è il solito tubo benzina, trovo uno spazietto idoneo e lo sostituisco. Si riparte, ancora svariati km di questa strada ma fra un po' riprendo l'autovia per raggiungere Almeria. Ho già percorso un bel po' di km e sono quasi vicino alla meta della giornata ma anche ai 3000 km da Roma. Ritornato sull'autovia inizio a tenere sotto controllo il contakm ma anche a stare attento per la presenza di polizia (non so mai se sono tratti autorizzati o no). Ed infatti dopo un po' vedo una pattuglia che sta effettuando un controllo ma non mi filano particolarmente. Ancora un po' di km e siamo a 3000, accosto poggio la macchina fotografica sul guardrail e scatto la foto, ma nel frattempo arriva la polizia e mi viene incontro. La macchina fotografica fermerà il momento in cui faccio dei cenni al poliziotto.
Riparto e raggiungo Almeria, nel frattempo il panorama è molto cambiato, la zona è più o meno pianeggiante ed ovunque si vedono serre, tutto il territorio è ricoperto di serre probabilmente per un 60-70 %.
Attraverso la città ma non mi colpisce affatto, proseguo, visto che sono in tempo posso facilmente raggiungere un paesino a 40 km dalla città, mi fermerò lì per la notte.
E' abbastanza presto, non ho ancora mangiato ed inizia a circolarmi un idea per la testa: ho percorso i 250 km di oggi in un tempo ottimo e non sono particolarmente affaticato, potrei con un po' di sforzo farne altrettanti. Sono ritornato sulla statale, per tutto il giorno è stato un continuo alternarsi di statali, autovia e stradine secondarie, è l'unico modo per poter costeggiare il mare. Nell'attraversare un paesino mi attraversa davanti un falconiere e porta con se un piccolo falco lanario sul braccio, mi fermo per scattare una foto e per fare una breve chiaccherata con il falconiere.
Gli addestra lui, ed oltre al falchetto ne possiede un altro molto più grosso. Mi fermo a fare benzina e mangiare un boccone, nel frattempo cartine alla mano studio la situazione, sono a 200 km da Malaga, che a sua volta dista circa 140 km da Gibilterra. Praticamente domani nel primissimo pomeriggio potrei essere alla meta. Riparto, con l'obiettivo Malaga, e per raggiungerla probabilmente dovrò farmi diverse decine di km in autostrada. Ancora decine di km di statale, passando a 2 passi dalle spiaggie che sono molto invitanti e ne approfitto per un quarto d'ora di relax disteso sulla spiaggia. Finalmente autovia, posso tenere una media maggiore ma devo anche camminare molto a destra spesso oltre la linea bianca e quindi in zona di sporco. Sosta benzina e mi accorgo anche che la ruota posteriore è molto sgonfia, è un po' strano, penso ci sia una leggera perdita ma non ho voglia ne tempo di sostituirla quindi la gonfio e magari la terrò sotto controllo. Pochi km dopo sento la vespa andarsene da dietro, la ruota è completamente a terra. E' un bel problema perché sono in autovia e non c'è un punto illuminato ne ci sono postazioni sos, quindi devo intervenire stando in quella posizione pericolosa. Lascio il motore acceso per il tempo necessario per tirar fuori la torcia e la bomboletta. La vespa è molto carica ed ho difficoltà a controllare il copertone alla ricerca dell'oggetto appuntito, quindi vado direttamente di bomboletta sperando che riesca a tamponare la situazione almeno sino alla prossima stazione di servizio. Nel frattempo avverto l'amico Manuel che domani mattina sarò a Marbella. Ripartito esco dopo poco per verificare la pressione del pneumatico, vedo che è buona quindi tiro dritto e in poco tempo sono a Malaga, estremamente soddisfatto per i km macinati oggi ma ancor di più per la vicinanza alla meta. Trovato un alberghetto economico, vado verso il centro per mangiare un boccone ed una passeggiata.
Gli addestra lui, ed oltre al falchetto ne possiede un altro molto più grosso. Mi fermo a fare benzina e mangiare un boccone, nel frattempo cartine alla mano studio la situazione, sono a 200 km da Malaga, che a sua volta dista circa 140 km da Gibilterra. Praticamente domani nel primissimo pomeriggio potrei essere alla meta. Riparto, con l'obiettivo Malaga, e per raggiungerla probabilmente dovrò farmi diverse decine di km in autostrada. Ancora decine di km di statale, passando a 2 passi dalle spiaggie che sono molto invitanti e ne approfitto per un quarto d'ora di relax disteso sulla spiaggia. Finalmente autovia, posso tenere una media maggiore ma devo anche camminare molto a destra spesso oltre la linea bianca e quindi in zona di sporco. Sosta benzina e mi accorgo anche che la ruota posteriore è molto sgonfia, è un po' strano, penso ci sia una leggera perdita ma non ho voglia ne tempo di sostituirla quindi la gonfio e magari la terrò sotto controllo. Pochi km dopo sento la vespa andarsene da dietro, la ruota è completamente a terra. E' un bel problema perché sono in autovia e non c'è un punto illuminato ne ci sono postazioni sos, quindi devo intervenire stando in quella posizione pericolosa. Lascio il motore acceso per il tempo necessario per tirar fuori la torcia e la bomboletta. La vespa è molto carica ed ho difficoltà a controllare il copertone alla ricerca dell'oggetto appuntito, quindi vado direttamente di bomboletta sperando che riesca a tamponare la situazione almeno sino alla prossima stazione di servizio. Nel frattempo avverto l'amico Manuel che domani mattina sarò a Marbella. Ripartito esco dopo poco per verificare la pressione del pneumatico, vedo che è buona quindi tiro dritto e in poco tempo sono a Malaga, estremamente soddisfatto per i km macinati oggi ma ancor di più per la vicinanza alla meta. Trovato un alberghetto economico, vado verso il centro per mangiare un boccone ed una passeggiata.
26 Febbraio
La sveglia è sul presto, è ancora buio, devo fare un minimo di manutenzione: prima di tutto inverto le ruote, la posteriore ha accumulato 3 forature in 2 giorni (il posteriore è molto appesantito inoltre sto percorrendo molti km sulle autovie mantenendomi sempre ai limiti della corsi d'emergenza quindi camminando spesso sullo sporco), poi c'è il cambio dell'olio (non che abbia fatto chissà quanti km dall'ultimo cambio ma allora non avevo proceduto ad un lavaggio quindi all'interno c'era una ,miscela di 1/3 di olio vecchissimo e 2/3 di nuovo), ed in fine la candela.
Il tempo di fare colazione e si parte, devo raggiungere Marbella dove incontrerò Manuel. Attraverso Malaga e continuo lungo la famosa costa del sol; la temperatura è fantastica, sole e cielo limpido. Tutta la zona è molto “linda”, un susseguirsi di hotel, villaggi, parchi divertimento. Per diversi km seguo la statale, l'autovia in questa zona mi è interdetta, in questo modo posso vedere un po' la zona. Guardo spesso verso il mare, ormai sono vicino a Gibilterra, e prima o poi dovrei vedere l'inconfondibile siluete sull'orizzonte. Finalmente riprendo l'autovia, poche decine di km da Marbella, mi fermo per avvertire Manuel e quando vado a riaccendere la vespa.... non và. Si, sempre ilcarburatore e sotto vedo già qualche goccia di benzina. Questa volta però è strano, ho cambiato il tubo solo ieri. Comunque sono fermo in un area di servizio quindi mi metto subito all'opera, ho un secondo tubo ma è di sezione inferiore e la plastica è molto più dura quindi ho difficoltà ad inserirlo senza smontare serbatoio e carburatore, quindi mantengo lo stesso e metto semplicemente un anellino per stringere il tubo sul lato carburatore.
Nel frattempo si è avvicinato un signore anziano patito di motori a 2 tempi ed ha iniziato ad attaccarmi un pippone terribile sul suo bicilindrico; mi distrae, mi obbliga a rispondergli quando io vorrei sbrigarmi per raggiungere Marbella, però sia per non essere scortese che per poter contare sul suo aiuto in caso di problemi seri, parlo un po' con lui nel mentre continuo a lavorare.
Risolto il problema, riparto subito ed in una decine di minuti sono a Marbella.
Seguo le indicazioni che mi ha inviato Manuel ma non riesco a trovare la strada, quindi ci sentiamo per telefono ed aspetto che venga a prendermi. Nel frattempo mi sistemo in un luogo ombreggiato, qui fa caldo. In pochi minuti spunta all'orizzonte una sprint nera, non può che essere Manuel, saluti e via verso la sua casa. Durante questo viaggio ho sempre incontrato persone eccezzionali, non c'è niente di strano in questo poiché è un selezione che avviene a monte, come?, rispondendo ai miei messaggi. Ovviamente chi risponde al messaggio di uno che da Roma va a Gibilterra in vespa 50 in inverno e chiede supporto, non può che essere sulla mia stessa lunghezza d'onda.
Come al solito vengo accolto in casa con tutti gli onori e le attenzioni, ed ancora una volta mi presento a mani vuote. Manuel ha un bel garage (come anche Benjamin), molto spazio, molti attrezzi, io invece a Roma lavoro spesso in mezzo alla strada e tutti gli attrezzi sono contenuti in una grossa borsa. Come prima cosa mi alleggerisco e mi do una ripulita, lui nel frattempo segue la cottura dell'agnello, pranzerò con loro. Per me è una sorpresa, gli avevo scritto di non preoccuparsi poiché era sufficiente incontrarsi giusto il tempo per conoscerci e chiaccherare di vespe e viaggi al tavolino di un bar. Sistemato l'agnello torniamo in garage e mi fa vedere le sue piccine, lui è su due fronti vespa e lambretta. Approfitto del garage per sistemare la ruota forata (e Manuel mi regala anche una camere d'aria buona!), finiamo giusto in tempo per l'aperitivo con i suoi familiari. Apro una piccola parentesi, sono capitato in una casa di chef, sia Manuel ma soprattutto il padre sono professionisti del settore, soprattuto il padre è uno chef famoso in zona!! Vorrei mantenermi leggero ma chi se ne frega, si mangia e si bene tanto ci sono quasi. Nel primo pomeriggio è ora di ripartire, saluto con affetto tutta la famiglia, sono stati gentilissimi ed ovviamente gli invito a Roma.
Manuel mi segue sino all'imbocco dell'autovia, un ultimo saluto qualche colpo di clacson e riprendo la strada. Mancano una 70ina di km e fra poco dovrei anche vedere la siluette inconfondibile all'orizzonte, ed infatti dopo pochi km eccola, cazzo vedo finalmente Gibilterra vuoi vedere che ci arrivo veramente.
La strada è perfetta, autovia abbastanza trafficata, me ne sto sempre sulla destra, un po' di sali-scendi. Finalmente ecco l'uscita ma indica La Linea e non Gibilterra, fino ad ora non ho ancora incontrato sulla mia strada un solo cartello con la scritta Gibraltar, il tempo di percorrere la rampa di uscita e finalmente ecco il primo cartello, immancabile foto.
Manuel mi segue sino all'imbocco dell'autovia, un ultimo saluto qualche colpo di clacson e riprendo la strada. Mancano una 70ina di km e fra poco dovrei anche vedere la siluette inconfondibile all'orizzonte, ed infatti dopo pochi km eccola, cazzo vedo finalmente Gibilterra vuoi vedere che ci arrivo veramente.
La strada è perfetta, autovia abbastanza trafficata, me ne sto sempre sulla destra, un po' di sali-scendi. Finalmente ecco l'uscita ma indica La Linea e non Gibilterra, fino ad ora non ho ancora incontrato sulla mia strada un solo cartello con la scritta Gibraltar, il tempo di percorrere la rampa di uscita e finalmente ecco il primo cartello, immancabile foto.
Un ultima salita e poi giù per una lunga e ripida discesa, Gibilterra si fa sempre più grande e nitida. Nell'ultimissimo km della discesa sento qualcosa che non va sulla carburazione, poco male tanto devo fermarmi a fare benzina quindi ne approfitterò per controllare, non ho fretta di entrare nel piccolo stato e poi, a questo punto, il viaggio posso continuarlo anche a spinta.
Poco prima di entrare nel distributore il carburatore inizia con i suoi soliti problemi, questa volta però dev'esserci altro, è troppo strano: ieri, questa mattina, nuovamente ora! Mi fermo e sotto la pensilina inizio a tirar giù i bagagli e a smontare il carburatore, voglio dargli una pulita. Svito tutte le vitarelle, le soffio ed inizio a riassemblare ma.... arrivato alla vaschetta una vite non vuol saperne di fare presa. Porco cazzo si è sfilettatala sede!! E' un bel problema! Non sono uno sprovveduto, non ho con me l'attrezzatura per rifare i filetti però non mi manca una manciata di viti varie e poi ho l'altro carburatore. Decido di rimettere su il carburatore smontato a Aix, nei prossimi giorni con calma sistemerò la filettatura. Tutta sto casino (siamo già ad un oretta di lavoro) succede a La Linea de la Conception, cioè circa 800-1000 metri! dalle garitte della frontiera Spagna-Gibilterra. Ma si tanto sono arrivato e voglio fare tutto con estrema calma. Sistemata la vespa, premetto che il culo mi rode non poco, anche ora arrivato alla meta sto cazzo di carburatore mi ricorda la sua presenza, vado alla ricerca di un luogo per pernottare. Ancora una premessa, il modello di viaggio finisce ora, la meta è stata “quasi” raggiunta mettendo in atto tutte quelle strategie per rendere il viaggio fattibile in funzione delle due variabili tempo-costi. Ora inizia il MIO viaggio, nel senso che voglio andare OLTRE le colonne d'Ercole e soprattutto le voglio toccare entrambe, e poi voglio premiarmi a godermi questi ultimi giorni. Non sto dicendo che butto la vespa, noleggio un harley e vado avanti a caviale e champagne però mi concederò qualcosina in più rispetto alla politica attuata sino a questo momento. Riparto dal benzinaro e vado alla ricerca di una pensioncina. Giro per la Linea vedendo e chiedendo prezzi alle varie stamberghe che incontro lungo la strada, alla fine mi oriento su un alberghetto centrale, 39 euro a notte bagno, wi-fi ma soprattutto posto sicuro dove lasciare la vespa, ma si va bene e poi sono vicino alla frontiera. Scarico tutto e vado a sistemarle le cose in camera, qualche istante di riposo ed è arrivato il momento di posare le ruote sul suolo protettorato inglese. Scendo, accendo la vespa e mi dirigo sul lungo mare, faccio la rotonda ed inizio a tenermi sulla destra per imboccare la strada che porta a Gibilterra. Come al solito c'è un po' di fila ma io la salto, ora sono davanti al King Burger della Linea e svolto a dx per raggiungere il posto di controllo Spagnolo. Mi fermo e tiro fuori il passaporto, il gendarme intanto osserva la vespa ed indugia sulle scritte, sono semplicissime formalità, saluto il gendarme spagnolo. Pochi metri e sono fermo al controllo inglese, passaporto in bocca lo passo al bobbit, anche lui fa caso alle scritte, mi sposto e passo alla dogana prendendo la via del nulla da dichiarare. Ahò ma sono a GIBILTERRA, sono a GIBILTERRA! 50 mt dopo la dogana accosto sulla dx e scatto una foto,
rapidamente per non avere rotture, proseguo e passo la famosa pista dell'aeroporto, ancora oltre e immediatamente dopo mi fermo alla prima stazione di servizio sulla dx. Devo fermarmi, devo ragionare su dove sono. Mi sembra tutto normale, naturale, ed effettivamente le è! Ma nello stesso momento è anche assurdo, incredibile, pazzesco. Dal mio cellulare partono una serie di sms a tutte le persone che hanno contribuito alla realizzazione del viaggio e subito dopo chiamo l'amico Stefano a Bergamo. E' sorpreso e contento ed anch'io lo sono e tramite la sua voce cerco di capire quello che sto vivendo. Questo viaggio negli ultimi 2 mesi ha assunto un ruolo terapeutico, un percorso interiore (con le tantissime ore in cui si sta soli con il propri pensieri) ed esteriore (con le “difficoltà” da fronteggiare quotidianamente) che mi aiuta a centrarmi e decentrarmi rispetto a vari aspetti emotivi e cognitivi e a far fronte ad una grandissima perdita (...bastasse un viaggio, ma di certo aiuta).
Bene sono a Gibilterra. Ora voglio mangiare. Ritorno dal pub di quest'estate, e non vuoi che manco questa volta mangio! Cazzo ma è destino. Giro per il centro, voglio mangiare un piatto tipico, ma sono inglesi, gli stessi orari, qui e tutto chiuso. Mi dirigo verso la centralissima Casemates Square e fortunatamente vedo dei pub aperti, in uno stanno anche facendo musica dal vivo. Senza indugi vado là. Tipo ambiente inglese, ubriachi inclusi, musica rock, ottimo ed un po' di gente, non tantissima. Mi siedo ed ordino subito una pinta di stout, e come prima cosa brindo a me stesso ed alla vespa e me ne scolo la metà subito, poi ordino un fish and chips. Nel frattempo si alternano hendrix, clapton, neil youg, ottimo sound, esecuzioni passabili.
Attacco il fish and chips e ordino anche una seconda pinta, poi un dolcetto ed anche una mezza pinta. La musica ormai è finita e stanno smontando tutto. Io sono contento, stanco, soddisfatto e con tanta voglia di girare per le quattro strade di Gibilterra per tutta la notte. Uscito dal pub mi faccio una passeggiata lungo Main St., poi torno alla vespa e faccio un giretto percorrendo tutta la strada che fa il periplo della penisola. Non avevo ancora visto ne la punta ne la parte orientale, vado in avanscoperta poi ci ritornerò domani. Finito il giro, prima di uscire da Gibilterra faccio un ultima foto alla rocca ed ecco uno spettacolo fantastico, la sommità è incappucciata ed illuminata dai potentissimi fari che sono sotto, effetto è molto bello.
Attacco il fish and chips e ordino anche una seconda pinta, poi un dolcetto ed anche una mezza pinta. La musica ormai è finita e stanno smontando tutto. Io sono contento, stanco, soddisfatto e con tanta voglia di girare per le quattro strade di Gibilterra per tutta la notte. Uscito dal pub mi faccio una passeggiata lungo Main St., poi torno alla vespa e faccio un giretto percorrendo tutta la strada che fa il periplo della penisola. Non avevo ancora visto ne la punta ne la parte orientale, vado in avanscoperta poi ci ritornerò domani. Finito il giro, prima di uscire da Gibilterra faccio un ultima foto alla rocca ed ecco uno spettacolo fantastico, la sommità è incappucciata ed illuminata dai potentissimi fari che sono sotto, effetto è molto bello.
Saluto temporaneamente la mia agognata meta e rientro in hotel, sistemo la vespa, la ringrazio e vado su in camera. Non ho la forza di farmi la doccia, mi butto a letto, invio un messaggio ai forum e notte.
27 Febbraio
La sveglia è con calma, anzi non c'è sveglia. Una volta aperti gli occhi, dopo aver indugiato un po' nel letto godendomi il riposo, inizio a muovermi. Prima di tutto spalanco gli scuri e la vista è notevole, si gode a pieno il promontorio di Gibilterra. Poi metto un po' in ordine il bagaglio, ed in fine doccia. La giornata di oggi sarà dedicata prima di tutto alla ricerca di qualche ricambio, per la precisione: tubo benzina, fascette a vite, cicler 57, viti autofilettanti; successivamente cazzeggio totale per Gibilterra. Una volta pronti scendo giù dalla mia vespa, la giornata è soleggiata e la temperatura è decisamente primaverile. Ieri sera rientrando in hotel ho visto in reception un gruppo di ragazzi francesi, mi è sembrato strano il loro arrivo a quell'ora. Ora che sono in strada vedo che c'è qualcosa di particolare, ci sono parcheggiate diverse renault 4 datate tutte acchittate per un raid africano. Ed infatti guardandole bene portano indosso la tipica polvere del deserto che penetra ovunque. Sono 4-5 macchine, equipaggi molto giovani, penso si tratti di un raduno/gara, mi sembrano simpatici però non mi fermo a chiaccherare, non so perché. Ritorno alla vespa e parto, alla ricerca di un grande centro commerciale a La Linea. Una volta trovato e sbrigate un po' di faccende, fra cui qualche problema di lavoro che richiede un po' di telefonate, riprendo la vespa e mi dirigo a Gibilterra. Passo la frontiera e la relativa pista un attimo prima della chiusura, che culo, mi vedo anche il decollo di un 737 da uno degli aeroporti più assurdi del mondo. Prendo posizione in un posto con piena visuale, l'aereo ha raggiunto il fondo pista ed inizia a rullare, porta i motori al massimo e molla i freni, nel frattempo riprendo. La pista è proprio corta, qui i margini d'errore sono ridottissimi. Mi passa davanti e poco dopo stacca, nel frattempo non ho ripreso un cazzo di niente per problemi alla stramaledettissima macchina fotografica (è vecchissima, non vale niente ma ormai mi sono affezionato e quindi la butterò una volta finito il viaggio).
Godutomi lo spettacolo, vado a fare colazione ma non c'è speranza di rimediare una english breakfast, come al solito è troppo tardi (io e gli orari uk non andiamo d'accordo); quindi ripiego su un cappuccino. Ora è il momento di cercare qualche ricambista specializzato. La sera prima facendo il giro della strada panoramica avevo notato nella zona NE, dei negozi di moto, ovviamente mi dirigo direttamente li. Il più fornito non ha niente di ciò che mi serve. Girovago ancora e trovo un ricambista auto, lì trovo tubo, fascette e viti non del tutto idonee (prezzi da gioielleria). Girovago ancora nella zona ma a parte diverse attività artigianali non c'è niente di utile. Mi dirigo verso il famoso pub in cui non sono mai riuscito a cenare, proprio a fianco c'è una concessionaria moto. Il negozio è grande, ed include ricambi ed officina, anche se non tratta vespe. Cerchiamo il cicler (mi serve per sistemare e tenere immediatamente pronto il secondo carburatore), ma purtroppo non ha niente; il proprietario però mi consiglia di andare a cercare nella zona NE (da cui venivo) e mi dà una dritta: c'è una piccola via (mi fa il disegnino), lì ci sono dei piccoli garage, in uno di quelli lavora Squeaky, lui tratta le vespe. Vai da lui. Detto fatto, rimonto in vespa e ritorno nella zona, giro e benchè Gibilterra sia uno sputo e la zona in questione una goccia dello sputo comunque chiedo: I looking for Squeaky. Mi indicano il garage. Entro e vedo un tipico inglese (un po' bassetto, biondetto, capelli un pochino lunghi...) alle prese con una lambretta. Gli spiego il problema ed iniziamo subito a cercare il cicler; tira fuori svariate scatole ed insieme dobbiamo passare in rassegna decine e decine di vitarelle ma quella che serve non c'è. Poi passiamo al problema filettatura, purtroppo non ha l'attrezzatura adatta e quindi ripieghiamo su delle autofilettanti questa volta più che idonee. Nel mentre facevamo tutti questi lavori, abbiamo chiaccherato sul mio viaggio con lui e i presenti. Finiti i lavori escono tutti a vede e ragionarsi la vespa; grandi complimenti da tutti, qualcuno scatta qualche foto ed alla fine senza che Squeaky voglia un pound saluto e me ne vado. Sistemate le cose importanti vado a godermi la cittadina. Ritorno in centro, parcheggio ed inizio a passeggiare lungo Main st. Ci sono molti turisti e molti sono inglesi poi si vede molta gente business, qui del resto si riciclano soldi anche se ormai i grossi giri si saranno spostati altrove. Poiché è ora di pranzo inoltrata mi fermo a comprare un french toast da mangiare passeggiando. Mi sposto nella zona un po' più interna, verso il promontorio per vedere anche le vie interne. Poi ritorno sulla via principale e vado da Next dove trovo una maglia carinissima ad un buon prezzo. Qualche foto in giro, un salto in libreria per vedere se trovo una piccola guida su Tangeri (ma niente), poi agenzia turistica per info sui traghetti per Tangeri (ma niente, o meglio non quelle che servivano a me).
Prendo informazioni sui traghetti per tangeri ma l'agenzia non mi è d'aiuto. Mi sposto dal centro e vado a passeggiare sulle mura, qualche foto, qualche minuto di riflessione seduto su una panchina e poi una telefonata a Monica a cui avevo raccontato del viaggio qualche settimana prima della partenza per poi seguirmi più o meno costantemente dal blog e per email. Fatta una certa mi avvio verso la vespa, ho 2 appuntamenti: uno con le scimmie su al parco della rocca, l'altro con il tramonto che voglio ammirare dalla sommità.
Inizio a salire verso il parco, la strada è molto panoramica e si gode una bellissima vista della baia di Gibilterra. Una prima sosta in un punto panoramico e voltandomi verso la montagna ecco le prime bertucce. Per la precisione parliamo di Macaca sylvanus, l’ultima popolazione selvatica presente in Europa. Continuo in salita e raggiungo l’entrata del parco, pago i mie 10 pound e via ancora su sino a raggiungere la prima postazione dei famosi cannoni di Gibilterra. Nella postazione più bassa il cannone non c’è più ma si gode una bellissima vista dello stretto, della baia e della costa del Sol.
Rimango almeno un oretta a godermi il panorama, a scattare foto, ad annusare il vento, a pensare insomma mi godo la meta del mio lungo viaggio. Sono in alto ma non mi basta, alzando lo sguardo si vede la cima più meridionale della rocca con il suo bel cannone. Non resisto all’attrazione di quella breve scarpinata ed inizio a salire. Il cannone è all’interno di una zona turistica che a quest’ora è chiusa, nuovamente non resisto e scavalco. Giro intorno alla torretta, scatto foto, visito il pezzo da poco restaurato, è molto bello ed il rito era veramente lungo.
Godutomi lo spettacolo, vado a fare colazione ma non c'è speranza di rimediare una english breakfast, come al solito è troppo tardi (io e gli orari uk non andiamo d'accordo); quindi ripiego su un cappuccino. Ora è il momento di cercare qualche ricambista specializzato. La sera prima facendo il giro della strada panoramica avevo notato nella zona NE, dei negozi di moto, ovviamente mi dirigo direttamente li. Il più fornito non ha niente di ciò che mi serve. Girovago ancora e trovo un ricambista auto, lì trovo tubo, fascette e viti non del tutto idonee (prezzi da gioielleria). Girovago ancora nella zona ma a parte diverse attività artigianali non c'è niente di utile. Mi dirigo verso il famoso pub in cui non sono mai riuscito a cenare, proprio a fianco c'è una concessionaria moto. Il negozio è grande, ed include ricambi ed officina, anche se non tratta vespe. Cerchiamo il cicler (mi serve per sistemare e tenere immediatamente pronto il secondo carburatore), ma purtroppo non ha niente; il proprietario però mi consiglia di andare a cercare nella zona NE (da cui venivo) e mi dà una dritta: c'è una piccola via (mi fa il disegnino), lì ci sono dei piccoli garage, in uno di quelli lavora Squeaky, lui tratta le vespe. Vai da lui. Detto fatto, rimonto in vespa e ritorno nella zona, giro e benchè Gibilterra sia uno sputo e la zona in questione una goccia dello sputo comunque chiedo: I looking for Squeaky. Mi indicano il garage. Entro e vedo un tipico inglese (un po' bassetto, biondetto, capelli un pochino lunghi...) alle prese con una lambretta. Gli spiego il problema ed iniziamo subito a cercare il cicler; tira fuori svariate scatole ed insieme dobbiamo passare in rassegna decine e decine di vitarelle ma quella che serve non c'è. Poi passiamo al problema filettatura, purtroppo non ha l'attrezzatura adatta e quindi ripieghiamo su delle autofilettanti questa volta più che idonee. Nel mentre facevamo tutti questi lavori, abbiamo chiaccherato sul mio viaggio con lui e i presenti. Finiti i lavori escono tutti a vede e ragionarsi la vespa; grandi complimenti da tutti, qualcuno scatta qualche foto ed alla fine senza che Squeaky voglia un pound saluto e me ne vado. Sistemate le cose importanti vado a godermi la cittadina. Ritorno in centro, parcheggio ed inizio a passeggiare lungo Main st. Ci sono molti turisti e molti sono inglesi poi si vede molta gente business, qui del resto si riciclano soldi anche se ormai i grossi giri si saranno spostati altrove. Poiché è ora di pranzo inoltrata mi fermo a comprare un french toast da mangiare passeggiando. Mi sposto nella zona un po' più interna, verso il promontorio per vedere anche le vie interne. Poi ritorno sulla via principale e vado da Next dove trovo una maglia carinissima ad un buon prezzo. Qualche foto in giro, un salto in libreria per vedere se trovo una piccola guida su Tangeri (ma niente), poi agenzia turistica per info sui traghetti per Tangeri (ma niente, o meglio non quelle che servivano a me).
Prendo informazioni sui traghetti per tangeri ma l'agenzia non mi è d'aiuto. Mi sposto dal centro e vado a passeggiare sulle mura, qualche foto, qualche minuto di riflessione seduto su una panchina e poi una telefonata a Monica a cui avevo raccontato del viaggio qualche settimana prima della partenza per poi seguirmi più o meno costantemente dal blog e per email. Fatta una certa mi avvio verso la vespa, ho 2 appuntamenti: uno con le scimmie su al parco della rocca, l'altro con il tramonto che voglio ammirare dalla sommità.
Inizio a salire verso il parco, la strada è molto panoramica e si gode una bellissima vista della baia di Gibilterra. Una prima sosta in un punto panoramico e voltandomi verso la montagna ecco le prime bertucce. Per la precisione parliamo di Macaca sylvanus, l’ultima popolazione selvatica presente in Europa. Continuo in salita e raggiungo l’entrata del parco, pago i mie 10 pound e via ancora su sino a raggiungere la prima postazione dei famosi cannoni di Gibilterra. Nella postazione più bassa il cannone non c’è più ma si gode una bellissima vista dello stretto, della baia e della costa del Sol.
Rimango almeno un oretta a godermi il panorama, a scattare foto, ad annusare il vento, a pensare insomma mi godo la meta del mio lungo viaggio. Sono in alto ma non mi basta, alzando lo sguardo si vede la cima più meridionale della rocca con il suo bel cannone. Non resisto all’attrazione di quella breve scarpinata ed inizio a salire. Il cannone è all’interno di una zona turistica che a quest’ora è chiusa, nuovamente non resisto e scavalco. Giro intorno alla torretta, scatto foto, visito il pezzo da poco restaurato, è molto bello ed il rito era veramente lungo.
Poi mi sposto sulla torretta vicina, questa però non è stata ancora restaurata. Ritorno a quella meridionale e non contento di aver raggiunto la vetta della rocca, voglio andare ancora più su così salgo sopra lo torretta facendo molta attenzione a non farmi vedere dalla zona panoramica posta verso il centro, lì dove c’è l’arrivo della funivia. La vista è fantastica, la giornata è molto bella. Non vorrei scendere ma devo assolutamente andare a vedere le bertucce, quindi ritorno giù alla prima postazione e riprendo la vespa non prima di aver scattato altre foto. Seguendo la strada mi porto vicino alla stazione intermedia della teleferica, lì ci sono alcune bertucce che si aggirano per la strada e c’è anche un punto panoramico dove potere osservarle tranquillamente. Le prime che vedo sono degli individui giovani di taglia media, sono abbastanza tranquilli e non eccessivamente curiosi o peggio molesti; sono tutti intenti nell’attività di gruming. Mi sposto un po’ e vedo che in una zona più appartata ci sono molti individui alcuni molto giovani ed altri anziani, faccio qualche video e cerco di avvicinarmi il più possibile tenendomi comunque a distanza dagli individui più anziani. Poi mi sposto nuovamente verso un gruppo di 3 intento nel gruming, approfittanto di tutti i toccamenti che il soggetto sta subendo mi accodo anch’io e risco ad accarezzarli il pelo. Lì c’è un soggetto molto giovane al quale porgo la mano dove vi sono degli anelli, ovviamente non resiste dalla curiosità di toccarli così allunga la mano e ci tocchiamo le dita. Dopo tutte queste esperienze però devo riuscire a scattare una foto con vespa e bertuccia insieme, poiché l’occasione non si presenta gioco sulla loro curiosità. Tiro fuori dallo zaino un pacchetto di fazzoletti e tenendolo in mano lo mostro ad una scimmia vicino a me, dopo averglielo fatto vedere e desiderare per bene lo lascio a terra al finco della vespa, mi sposto e dopo un attimo la bertuccia è già là a giocherellare con il pacchetto di fazzoletti. Ora ho tutto il tempo per scattare un po’ di foto.
Il sole inizia a calare, ritorno giù,
prima che faccia buio voglio raggiungere il faro posto all’estremità
meridionale. Scendendo passo vicino alla zona dei tunnel, un bel
punto panoramico da cui osservare la zona dell’aeroporto, La Linea
e la costa est ed ovest. Scendendo attraverso la zona più vecchia di
Gibilterra, piccole case, vicoli stretti e non sembrano certo abitate
dagli uomini della finanza. Raggiungo il faro di Europa Point ed
anche qui rimango un po’ di tempo ad osservare le ultime luci del
giorno. Ritorno in città, è ora di birra, vado a godermi la mia
solita guinnes, poi passeggiatina per farmi venire fame e ritorno al
solito pub per il solito fish and chips ed un paio di guinnes. Questa
sera il pub è praticamente vuoto, come al mio solito sono arrivato
ad un tipo orario da sud italia e per loro è praticamente ora di
chiusura. Finisco la mia cena e vado a fare un ultima passeggiatina
per le vie del centro. Ritorno al parcheggio, apro i vari lucchetti
ed accendo il vespino; vado a fare un giretto dalle parti della
marina dove ci sono i nuovi palazzi, dove probabilmente hanno sede le
varie aziende che riciclano denaro. Attraverso nuovamente la pista,
passo il posto di frontiera e mi dirigo in hotel. Domani mattina mi
sveglio prestino quindi mi metto subito a letto, sempre immensamente
soddisfatto per la mia meta ma soprattutto per un viaggio che
prosegue verso l’Africa.
28 Febbraio
La sveglia è sul presto, inizio subito
a sistemare i bagagli, li sistemo in funzione del viaggio, di ciò
che mi servirà sino a Tangeri e dei possibili controlli in dogana.
Finito di impacchettare e riorganizzare gli zaini, inizio a portar
giù tutto sistemando il bagaglio sulla vespa. Dopo aver caricato più
o meno tutto ritorno in stanza e mi faccio una doccia. Ritorno giù
pago il conto e prima di avviarmi verso Tarifa devo rientrare a
Gibilterra, voglio fare un ultimo giro voglio riempirmi gli occhi di
questo luogo così assurdo. Poiché mi sono svegliato presto mi trovo
a passare la frontiera in orario di lavoro, la fila è spaventosa,
ovviamente io non la faccio. Passato il posto di controllo inizio ad
attraversare la pista ed arrivato al centro accosto un istante il
tempo di due foto una ad est ed una a ovest. Poi riparto e raggiungo
la porta del bastione sud, lì c’è una tipica cabina telefonica
britannica e la foto è d’obbligo, in fine percorro brevemente Main
st. e mi avvio verso La Linea, ancora un ultimissima foto dal
parcheggio dell’aeroporto con la rocca alle spalle, attraverso per
l’ultima volta la frontiera e sono sul lungo mare verso Tarifa. Il
programma di oggi prevede di raggiungere Tarifa con estrema calma
(sono solo 40 km) e visitare la cittadina per poi imbarcarmi per il
Marocco con un traghetto verso le 17. La strada costeggia la baia per
un bel tratto poi ripiega verso l’interno per aggirare una grossa
area industriale. Ripresa l’autostrada passa iniziano a vedersi i
bagaglini delle varie compagnie che attraversano lo stretto, mi dico
che non ho necessità di acquistarlo ora posso farlo direttamente a
Tarifa sempre per prendermela con calma. Purtroppo però ormai mi
conosco, so che c’è un traghetto alle 12 e dopo poco inizio a
sentire il pepe al culo, del resto prima mi imbarco, prima arrivo a
Tangeri e più tempo ho per godermi la città e l’Africa. Mi fermo
ad una biglietteria della FRS (la stessa di questa estate), acquisto
il biglietto controllo l’ora: 11.10, ho 50 minuti per percorrere 40
km. Parto a cannone e rimango a manetta sino a Tarifa, tiro la vespa
a canna soprattutto sulle salite, controllo continuamente l’ora
sono pelo pelo. La strada attraversa delle zone molto selvagge,
vegetazione rada, arbusti bassi piegati dai forti venti della zona,
tutt’intorno è pieno di pale eoliche. Raggiunta la fine della
salita inizia una lunga discesa verso Tarifa, sbaglio anche strada e
perdo qualche minuto per raggiungere il porto, ed anche lì sbaglio
porto e vado a quello commerciale. Alla fine raggiungo l’imbarco,
non c’è nessuno in fila solo io ed una macchina e gli addetti ci
tranquillizzano per l’imbarco, non ci lasciano a terra.
Eseguiti i controlli, mi porto
all’imbarco, è sempre un emozione salire su un traghetto con un 2
ruote è un momento in cui si sente a pieno il viaggio. Sistemo la
vespa e mi porto sul ponte, in tempo per fotografare la partenza.
Conosco già le procedure ed inizio a compilare i documenti necessari
per il visto sul passaporto. Sbrigate le formalità esco nuovamente
sul ponte e scatto qualche foto all’Europa che si allontana, parlo
con qualche marocchino che mi chiede del mio viaggio.
Il mare è formato ed il catamarano non
riesce a spingere al massimo, comunque in 1 ora siano all’ingresso
del porto di Tangeri. Anche dal ponte, seguendo le operazioni di
ormeggio si colgono subito le differenze di civiltà, qui come al
solito tutti fanno tutto. Finito l’ormeggio in pochi minuti siamo a
terra e già sulla passerella è un continuo richiamo da parte di
gente pronta ad offrire servigi. Noi con i mezzi ci portiamo in una
zona vicino l’uscita e lì ci fermiamo tutti. La procedura prevede
la compilazione del foglio di importazione temporanea del veicolo,
che va consegnato insieme al libretto di circolazione ed al
passaporto. Ora il problema è procurarsi il foglietto verde che
dovrebbe essere fornito dall’ufficio di dogana, inutile dire che
non si capisce qual è e quindi tutti quanti passiamo da una parte
all’altra per capire dove prenderlo. Nel frattempo siamo circondati
da decine di persone che continuano ad offrirci il loro aiuto per
rimediare il foglietto, compilarlo, ecc… Io conosco già le
procedure quindi mi arrangio da solo. Consegno tutti i fogli
all’agente di dogana che sta raccogliendo le documentazioni e mi
metto ad aspettare. Siamo una decina di mezzi, 10-12 macchine e 5-7
furgoni “multipiano”. I furgoni sono stati fatti sistemare su una
corsia parallela alla nostra, sono marocchini, e tutti loro devono
iniziare a smontare e tirar fuori tutta la loro merce per il
controllo. Il tempo passa, qui siamo in Africa e si fa tutto con
calma, molta calma. Dopo 45 minuti ci distribuiscono i nostri fogli,
aprono il cancello e….. siamo in Africa. Prima di uscire dal parto
dovrei fare l’assicurazione, la mia carta verde non copre il
Marocco ma il minimo è 15 gg e per 48 ore non ne vale la pena quindi
rischio.
Lasciato il porto e mi ritrovo sul
lungo mare di Tangeri, lo percorro verso est facendo attenzione a
tutti gli hotel per iniziare a cercare un posto idoneo dove dormire,
sarà solo per una notte quindi cercherò qualcosa che sia un po’
più che degno ma soprattutto dotato di parcheggio. C’è un bel
sole splendente, una luce chiarissima e dei coloro accesi. Dopo
qualche km ritorno sui miei passi, sono troppo in periferia. Inizio a
fermarmi a qualche hotel, è vero che siamo in Marocco ma questa è
pur sempre Tangeri ed i prezzi non sono bassi, mi fermo a prendere
info a vari hotel, nel frattempo prelevo anche qualche Diram, devo
assolutamente fare benzina. Piano piano mi ritrovo nuovamente al
porto, quindi prima di riprendere il giro in cerca di hotel mi sposto
verso l’interno della città nella zona più commerciale. Raggiungo
una grande rotonda molto caotica e mi fermo a fare il pieno (in
questo momento non ricordo esattamente quanto pagai ma una vera
cazzata). Ritorno verso il lungo mare e punto sull’hotel Marco
Polo, mi è sembrato accettabile. Vado a chiedere, chiedo di vedere
una stanza ed alla fine ci accordiamo per 21 euro incluso il garage
per la vespa. Scarico i bagagli e poi vado a vedere il garage, non
trovo nessuno e non si capisce a chi bisogna rivolgersi. Ritorno
all’hotel e faccio presente la cosa ed alla fine ci mettiamo
d’accordo che lascerò la vespa nella reception con l’impegno di
spostarla domani mattina molto presto.
Ora che ho risolto tutti i problemi
voglio godermi questo piccolo scorcio d’Africa. È primissimo
pomeriggio quindi rimonto sulla mia amatissima vespa e parto. Prima
un giro in città, vado a bermi un bel tè alla menta con la massima
calma, poi inizio a dirigermi verso la zona di Capo Spartel.
Attraverso un quartiere molto bello di Tangeri e dopo poco mi ritrovo
ad attraversare una bellissima pineta di tipica macchia mediterranea.
Seguo la strada, prima verso l’interno poi piano piano mi riporto
verso il mare. La costa è alta, la vegetazione, come dalla parte
opposta è formata da bassa macchia mediterranea piegata ed
appiattita dai forti venti che soffiano su tutto lo stretto di
Gibilterra. Seguo una deviazione e raggiungo il bel vedere di Capo
Spartel che è presidiato da una postazione militare, scatto qualche
foto e ritorno sulla strada principale. La strada ritorna verso
l’interno e lentamente inizia a scendere verso il mare ed
all’improvviso l’orizzonte si apre verso SSO e l’occhio può
seguire questo stupendo profilo della costa: il mare ed una
lunghissima lingua di sabbia. Un profilo che continuerà quasi
inalterato per miglia e migliaia di km lungo le coste marocchine con
l’alternarsi di zone scogliere e spiagge, proseguirà con il Sahara
Occidentale e la Mauritania dove la sabbia del deserto arriva sino al
mare. Questo sarebbe il viaggio che vorrei fare, trovarvi qui con
l’obbiettivo di andare a Sud ma così non è! Riaccendo la vespa e
raggiungo la spiaggia, sono in riva all’Atlantico, cazzo in riva
all’Atlantico! Non ci penso due volte, ingrano la prima passo
subito in seconda e vado su con i giri e scendo sulla spiaggia,
puntellandomi con i piedi riesco ad avanzare a volte benino a volte
maluccio finchè alla fine non mi pianto! La vespa ovviamente rimane
in piedi senza cavalletto, la sabbia è ai mozzi. La riaccendo ed
ingranando la prima e spingendo riesco a tirarla fuori, a fatica;
continuo ad avanzare spingendo sino a raggiungere il bagnasciuga. La
spiaggia è praticamente vuota, mi siedo in estasi a guardare
l’oceano ed a fantasticare seguendo la costa, si vorrei proprio
seguirla sino a Dakar, e la cosa è più che fattibile avendo tempo a
disposizione ovviamente. Rimango lì un bel po’, vorrei aspettare
il tramonto ma ho ancora un po’ di cose da fare. Riparto verso sud
e dopo poco sulla destra vedo dei dromedari, non siamo nel deserto ma
la scenografia è quella e quindi via la foto sognando il grande sud.
Raggiungo la zona delle grotte d’Ercole, un luogo turistico ma un
turismo locale, molto carini i banchetti con le tajine sul fuoco.
Vorrei fermarmi a mangiarne una ma devo rientrare verso Tangeri, non
mi va di guidare col buio su queste strade, so come guidano qui e non
mi va proprio di rischiare col mi trabiccolo. Supero la zona
archeologica di Cotta, l’aeroporto e rientro verso Tangeri. Seguo
una stradina interna, pochissime macchine, qualche carretto trainato
da muli, qualche simil ape scoperta, passo vicino ad un campetto dove
stanno giocando a calcio e la mente va inevitabilmente a Marrakech
Express. Riprendo la strada principale ed eccomi nel tipico casino
africano, un traffico caotico: tantissimi autobus, camion, macchine,
carretti, motorini, insomma di tutto e bisogna stare con gli occhi
aperti. Inoltre a pochi km dalla città ecco l’immancabile
controllo di polizia, un posto di blocco sempre presente agli
ingressi delle città o cittadine più importanti, un posto di
controllo dove si è obbligati ad uno slalom fra i nastri chiodati
stesi a terra. Io sono sempre senza assicurazione e certamente attiro
l’attenzione ma mi lasciano passare senza controllo. All’ingresso
di Tangeri mi fermo al centro commerciale Marjane, non posso tornare
a Roma senza una tajine. Entro a fare un giro e vedo qualche modello
ma soprattutto qualche prezzo, prendo nota e ritorno verso il centro
città.
Rientro in hotel, doccia ed esco
nuovamente per la cena. Non ho con me le guide del Marocco, come un
coglione prevedendo solo una breve sosta non me le sono portate, ed
ora non so dove andare a mangiare. Vado in cerca di una libreria dove
poter consultare sia una Lonely Planet che una Routard, entro,
giracchio, faccio finta di guardare le guide turistiche e nel
frattempo prendo nota dei loro consigli. Bene, risolto il problema
(mi sono segnato 2 ristorantini), vado a sedermi nuovamente in un bar
a bermi un tè con estrema lentezza. Mi rimetto in marcia e mi porto
verso la piazza centrale della medina. Temo a parcheggiare la vespa
ma cerco un posto che sia molto in vista e ci metto tutto quello che
ho come lucchetti e catene. Inizio ad incamminarmi per la medina, è
già buio ed i negozi stanno chiudendo, la cosa non mi fa esaltare ma
vado alla ricerca del primo ristorantino. Dopo una marea di giri lo
trovo ma non è un ristorantino, è un B&B dove cucinano per i
loro clienti, quindi proseguo per il secondo. Sono un po’
disorientato però è chiaro che devo proseguire in salita per
ritornare nella piazza centrale. Per farlo devo addentrarmi proprio
nella medina per stradine e vicoletti che non mi fanno star
tranquillo, con passo sicuro e rapido e senza guardar nessuno vado
verso l’alto cercando di mantenere una direzione che reputo
congrua. Alla fine raggiungo una via principale che mi fa sbucare
nella piazza. Vista l’ora decido di andare in un classico
ristorante per turisti: piano alto, vista sulla piazza, ambientazione
occidentale, clienti quasi esclusivamente occidentali, piatti tipici
ed internazionali, alcool fra le bevande, prezzi normali ma fuori
dallo standard marocchino. Ordino la mia tajine di pollo, stavo col
desiderio già da oggi pomeriggio; arriva servita in un piatto e non
nella classica pentola ed il cuscus che lo accompagna non è niente
di speciale, a casa mia lo mangiamo molto ma molto meglio. Insomma
per questa sera è andata così, poco male sono comunque a Tangeri
cazzo, in Marocco in terra d’Africa!! Rietro in hotel comunque
felice. Vado su per la stradina ripida che porta all’ingresso
laterale della reception dell’hotel, busso e porto dentro la vespa,
posizionando sotto al motore un po’ di carta. Buona notte Africa.
29 Febbraio
La sveglia è alle 6.45, 5 minuti per
uscire dal letto e sono subito in reception a spostare la vespa; la
sistemo fuori e torno a riposare ancora un pochino. Poi mi rialzo e
preparo i bagagli, li tengo sistemati in stanza devo prima andare a
far compere, nell’ordine: rose del deserto che non ero riuscito ad
acquistare quest’estate (a furia di rimandare…), una tajine e
altre cosette.
Prendo la vespa e vado in un baretto
carino verso il centro: tè e pan chocolatte, sempre con molta calma.
Poi ritorno alla madina, parcheggio nella solita piazza sempre con
catene e lucchetti e do qualche diram all’immancabile
parcheggiatore. Mi butto subito in quelle stradine che la sera prima
sembravano tanto ostili e lo sembrano anche di giorno, molti negozi
sono ancora chiusi ma quelli già aperti hanno sempre un loro fascino
per il modo di sistemare la merce di qualsiasi tipo, in particolar
modo le spezie.
Mi addentro sino ad attraversarla
tutta, poi rientro nei vicoletti e sbuco nel mercato, bello
bellissimo come sempre, tantissima merce, diviso più o meno in zone,
generici, frutta verdura ed olive, carne ed in fine pesce. Esco da
quel miscuglio di odori in alcuni casi nauseabondi e vado a sedermi
in un bar che affaccia sulla piazza. Mi siedo sotto un ombrellone, il
sole picchia e non si riesce a stare al sole (siamo a febbraio!),
ordino il solito tè. Non faccio nient’altro che guardare a piazza,
per persone e gustare lentamente il tè. Già al primo bicchiere
inizio a far conoscenza che una persona seduta vicino a me, è lui a
rivolgermi la parola ed io gentilmente accetto il dialogo; è un
marocchino ma ha pelle chiara ed occhi chiari e parla un po’ in
italiano ma soprattutto spagnolo. Dopo un po’ va via ed arriva un
ragazzo giovane, anche lui chiede se la sedia e libera e se può
accomodarsi, iniziamo a chiacchierare e questa volta solo in inglese,
nel frattempo sono al mio secondo te. Finito di bere mi congedo
gentilmente dal mio interlocutore e vado a cercare il secondo centro
commerciale di Marjane situato nella zona SE. Si trova abbastanza
fuori vicino a dei nuovi quartieri, entro e vado a cercare le tajine,
le trovo e ne acquisto una bella grande, in tal modo se arriva sana a
Roma ne avremo 2 e quindi se una dovesse rompersi poco male. Acquisto
anche del nastro adesivo e qualche corda elastica, inoltre mi procuro
delle scatole di cartone. Ritorno in hotel passando per un piccolo
bazar dove acquisto delle rose del deserto e qualche fossile.
Inizio a caricare la vespa ed il
bagaglio cresce in altezza, è veramente alto, finita l’opera il
signore della reception mi scatta una foto vicino la vespa e sotto
l’immagine di Marco Polo. Ci siamo, torno in stanza, doccia
rapidissima ed alle 12,30 saluto Tangeri. Punto su Tanger Med, il
nuovo porto internazionale di Tangeri che dista poco meno di 50 km
dalla città, ma lungo la strada ci sono dei posti carini che voglio
vedere. Costeggio il mare e lentamente percorro la mia strada
fermandomi ogni volta che vedo un punto panoramico, e non mancano; la
costa è molto selvaggia e rocciosa, la luce è bellissima ed i
colori sempre molto vivi. Viaggio senza tirare il vespino, inizio ad
aver fame ed oltre a guardare la costa mi guardo anche intorno quando
attraverso qualche piccolo agglomerato di case. A pochi km da Tanger
Med eccolo, il mio localino, si è proprio il classico localino dove
vanno giusto i locali, è bellissimo nella sua semplicità.
Parcheggio ed entro, la gente c’è, sia lavoratori che persone che
certamente si sono fatti la passeggiatina in questa bella giornata.
Prendo posto, un tavolino con vista mare, sistemo le mie cose e vado
al bancone delle scelte: qui ti scegli cosa mangiare e loro te lo
cucinano. Punto sul pesce posto lì in bella mostra, decido per 3-4
soglioline, una bella manciata di gamberi ed altri pesci, come
contorno patatine, da bere coca e acqua, poi vado a lavarmi le mani.
Tornato al tavolo arriva un antipasto di salsine, olive ed altro, poi
arriva il pesce, tanto per chiarirci una pirofila di metallo da 3-4
persone con foglie di insalata e sopra tutto il pesce, una goduria!!
Mangio con le mani godendomi quella bontà e guardando il mare,
Gibilterra e l’Europa. Spolpo bene tutto, chiudo con le patatine,
gli ultimi sorsi di coca e torno a lavarmi le mani. Raccolgo tutte le
mie cose dal tavolo e mi dirigo a pagare il salatissimo conto,
CAZZO!! al cambio ben 7 euro!!!!! Questo è Marocco, prezzo
assolutamente in linea ma con in più un ottima qualità. Riparto in
direzione di Tanger Med e dopo poco sto già costeggiando le mura del
porto come al solito sorvegliate dalla polizia, io sto sempre girando
senza assicurazione! Nel frattempo ho fatto prendere info per quanto
riguarda l’acquisto delle cose sulla nave, mi aspetta un viaggio di
almeno un giorno e mezzo e con me ho solo 20 euro e pochi Diram, e
posso ritirare solo Diram. Arrivato in porto chiedo info sulle
procedure di imbarco, per ora è presto e non posso ritirare il
biglietto, devo aspettare le 20 (sono le 15); per quanto riguarda i
soldi, sulla nave solo euro! Quindi ho mi faccio bastare i 20 euro
(!) oppure devo ritirare Diram e poi cambiarli, un operazione che mi
costerebbe minimo 20-30 euro di tasse. E’ prestino, stare qui non
ha senso, il viaggio si intitola “alle colonne d’Ercole…” e
per ora di colonna ne ho “toccata” una sola, quella europea, la
rocca di Gibilterra (cioè Jbel Tar). Quindi è ora di “toccare”
o quanto meno avvicinarsi alle seconda colonna, quella africana, cioè
il Jbel Moussa che è vicino a Ceuta (territorio spagnolo quindi
Europa quindi euro). Ok deciso vado a Ceuta, sono circa 40 km. Inizio
ad incamminarmi seguendo la strada più lunga, passando per qualche
paesino, poi la strada inizia ad inerpicarsi. Il Jbel Moussa è quasi
il doppio d’altezza di Gibilterra ed è un bel massiccio che
dev’essere aggirato. In alcuni punti si vedono delle rocce
bellissime, policrome con un mix di minerali. Raggiungo la parte più
alta, e la temperatura è più che fresca inoltre qui le nuvole non
mancano. Poi inizia la discesa verso Ceuta, spengo il motore e mi
lancio giù per la discesa. Lungo la strada il solito immancabile
controllo di polizia con tanto di nastri chiodati stesi a terra.
Ancora giù ed in pochi minuti sono davanti al caos della frontiera
per Ceuta, fortunatamente
però non c'è fila. Ora la procedura preve che prima si espletino
tutte le formalità per uscire dal Marocco (veicolo incluso), poi si
entra in Europa (non particolarmente complesso per un cittadino UE),
poi nuovamente si uscità dall'Europa (sempre cosa rapida) ed infine
tutte le formalità di ri-ingresso in Marocco (sempre veico incluso).
Si comincia con la tarantella, le solite inmancabili presenze di
tutto fare forniti di tutto pronti a semplificarti la vita, ma
rinuncio e vado avanti da solo, saltello fra un pò di sportelli ed
alla fine riesco a procurarmi i vari foglietti. Poi inizio a mettermi
infila per i controlli, prima la persona poi il mezzo, passaggio del
cane, un pò di timbri e scarabbocchi e sono fuori dal Marocco. Altra
breve fila per le formalità doganali di ingesso in Spagna ma per me
la cosa è rapidissima e via sul lungo mare verso Ceuta. L'enclave
non mi fa una grande impressione, supero ilcentro e vado verso il
castello, arrivo su scatto qualche foto e ritorno giù sulla strada
che fa il giro lungo la costa. Ancora qualche foto e mi porto verso
il centro, parcheggio vicino ad un edicola (la vespa è carica e
lascio praticamente tutto là) mi addentro lungo il corso. Si
l'impressione complessiva è di essere in Europa ed esattamente in
Spagna, passo alla sim spagnola e faccio qualche telefonata. Come
prima cosa cerco uno sportello per ritirare, poi continuo lungo il
corso sino ad una piazza centrale e ritornando giù verso la vespa mi
fermo ad un bar per una merenda. Il sole inizia a calare quindi è il
momento di ritornare in Marocco, dove posso facilmente immaginare che
perderò un po' di tempo per passare la frontiera, ma la cosa non mi
preoccupa, sono appena le 18 e per le 20,30-21 devo stare a Tanger
Med quindi no problem. Riprendo il lungomare sino alla frontiera,
rapide formalità di uscita dall'Europa e subito dopo garitte
marocchine, mi fanno parcheggiare la vespa in un punto esatta e poi
inizio la lunga procedura, qui però il casino è maggiore sia per le
persone che in generale per la disorganizzazione. Fra vari casini
riesco a compilare il foglio per il timbro del passaporto, foglio che
i soliti tutto fare volevano vendermi e che invece l'addetto
dell'ufficio preposto dovrebbe darti, e tanto ho fatto che me lo sono
fatto dare. Compilo, consegno, timbro ed ora posso pensare alla
vespa. Solita tiritera, devo procurarmi il foglio di importazione
temporanea, alla fine ce la faccio e con tutti i documenti in mano mi
metto in fila allo sportello. Rapidamente è il mio turno, passo
tutto, controllano segnano qualcosa sul foglio e mi mandano
dall'ispettore per far vidimare il foglio. Quindi con tutto il mio
plico di documenti mi metto in cerca del funzionario che è intento
in un controllo, aspetto che finisca e passandogli il foglio gli
chiedo di vidimarlo. Lui molto tranquillamente ed aggiungo con
disponibilità prende il tutto controlla, legge la nota del collega e
sempre molto tranquillamente mi chiede: ”Dov'è la macchina targata
ZA....?” A quel punto è come se avessi ricevuto un pugno in
faccio, rimango un attimo stordito, realizzo ciò che è successo e
parte subito una scarica di adrenalina; stress a 1000, nel frattempo
anche il suo volto è cambiato, si perchè in quell'istante io sono
formalmente accusato di vendita illegale di autovettura! Cos'è
successo: qualche mese prima, in agosto, io ho lasciato il Marocco
via nave imbarcandomi a Tanger Med con il mio Land Rover, passando
cioè i vari controlli con l'autovettura in oggetto. Ma in uscita
alla richiesta di del foglio di importazione temporanea, non avevo
presentato documentazione poiché mi ero perso il foglietto. Ora il
funzionario mi aveva attaccato il pippone e mi aveva tenuto bloccato
per una decina di minuti ma alla fine mi aveva fatto passare
ugualmente anche perchè l'auto era sotto i suoi occhi. Cioè tutta
sta procedura serve a registrarti l'auto con cui entri sul passaporto
e quindi quando esci devi uscire con l'auto altrimenti sono cazzi
serissimi. Quindi il funzionario pur avendo davanti agli occhi la
macchina non l'aveva registrata in uscita, ergo l'auto (per un
qualunque addetto alle frontiere) era ancora in Marocco ed io stavo
entrando addirittura con un altro mezzo ancora, insomma uno che porta
i mezzi in Marocco e li rivende.
Realizzato
in mezzo secondo la serietà della cosa e spiego l'equivoco dicendo
che l'auto è a Roma sotto casa mia. Al ché la richiesta è
semplice: “Mostrami la ricevuta di uscita che ti abbiamo
rilasciato”. Spiego che stiamo parlando di sei mesi fa quindi ho
buttato via tutto, ma lui non ne vuol sapere devo esibire quel
documento. Ahi me la situazione è seria, inoltre col passare del
tempo fra il suo girovagare fra i vari controlli, io che gli sto
dietro cercando di parlare in francese, inglese ed italiano, lui che
non capisce poiché parla solo francese la situazione si fa sempre
più tesa e non riusciamo a venirne a capo. Nel frattempo il tempo
scorre ed io non posso assolutamente perdere la nave, sarebbe un
casino totale, ovviamente questo non lo dico al funzionario
altrimenti partirebbe subito una richiesta di soldi. Ovviamente da
quando è iniziato il casino mi aspetto da un momento all'altro
questa richiesta, anche se l'altra ipotesi è che vogliano
semplicemente crearmi problemi perché arrivo da Ceuta, d'altronde
solo 36 ore prima ero alla frontiera in ingresso. Purtroppo però la
situazione non si sblocca e lui non sente ragioni, vedo che piano
piano non c'è più dialogo e sono molto preoccupato, nella
disperazione sto anche ipotizzando una fuga all'indietro verso la
garitta europea dove non avrei problemi a passare ed una volta a
Ceuta prendere la nave che mi riporta in Spagna. Una fuga perché il
mio passaporto è già timbrato quindi io sono già in Marocco, e poi
io non posso mollare la vespa qui quindi dovrei accenderla alla
chetichella e fare un'accelerata per i 200 mt di distanza dall'altra
frontiera. Nuovamente vado a parlare con l'ispettore prospettando
anche le ipotesi di contattare la loro ambasciata, di inviare
documentazione una volta rientrato a Roma, ma niente niente. Continuo
a stargli dietro a parlargli, siamo ormai ad 1 ora che sono lì
bloccato, ma ad un certo punto alla mia nuova richiesta di soluzione
prende il foglio, ci scrive su qualcosa in arabo, un paio di righe, e
mi rimanda allo sportello. Quello prende, legge, sigla il foglio
della vespa, timbra e posso andare. Ringrazio, volo alla vespa e mi
allontano rapidissimamente dalla frontiera. Poco fuori mi accosto, ed
inizio a vestirmi più pesante, devo passare in alto ed a quest'ora
fa certamente freddo. Mentre sono lì fermo mi si avvicina un
gendarme che mi avvisa che è pericoloso star fermi lì poiché ci
sono molti ceffi in giro che ti mettono la droga a dosso, quindi mi
raccomanda di stare attento. Vi manca pure questo, in un istante sono
vestito e vado via a palla, la strada è una lunga salita ripida. E'
buio e la luce della vespa non è certo efficacissima ma devo
assolutamente correre verso Tanger Med. Questa volta seguo la strada
più rapida ma ci vuole comunque un oretta. Alla fine arrivo in porto
ed è un gran sollievo. Vado a ritirare subito il mio biglietto e mi
avvio ai controlli. Sono nei tempi ed ora inizio a
rilassarmi. Mi metto tranquillamente in fila per il
timbro d'uscita sul passaporto e la medesima procedura per la vespa,
nel frattempo che sono in fila completo le scritte sulla vespa.
Passati i controlli documenti seguo la strada sino al controllo
dogana, io però vengo deviato direttamente all'imbarco, mentre auto
e furgoni vengono controllati, alcuni con un enorme specie di “metal
detector”.
Lentamente e godendomi il vento nei
capelli mi porto sotto la nave e mi posiziono in testa alla fila di
mezzi. I primi con cui faccio conoscenza sono dei ragazzi marocchini
che vivono e lavorano in Italia da molti anni. Mi raccontano che
negli ultimi tempi hanno iniziato ad avviare delle attività con il
loro paese, ma non mi dicono cosa..... Dopo un po' si avvicina a me
del personale della nave, prima un marinaio poi un primo ufficiale,
ed iniziamo a chiaccherare. Entrambi si sono avvicinati perchè hanno
visto la vespa, mi chiedono un po' del mio viaggio, del mezzo e poi
mi raccontano delle loro vespe e delle loro scorribande con il mezzo
quando erano ragazzi. Rimandiamo la chiaccherata perché iniziano le
operazioni di imbarco, tanto ci sarà tutto il tempo nel corso del
lungo viaggio sino a Barcellona.
Finalmente salgo la lunga rampa e
seguendo le indicazioni del personale parcheggio la vespa in un
angolino dell'enorme stiva. Scarico lo zaino per la navigazione e
vado su in reception per ritirare la chiave della mia cabina, la
condivido con un ragazzo marocchino che vive in francia e fa il
trasportatore.
C'è ancora tempo per la partenza, ho
il tempo di recarmi al ristorante per mangiare qualcosa e scherzare
con i cuochi napoletani, poi vado sul ponte per assistere alla
partenza e salutare l'Africa.
Ritorno giù e sugli schermi vicino la
reception si vede la mappa della nostra navigazione....... quanta
strada, ed io l'ho fatta con una vespa 50.
I giorni di navigazione trascorrono
tranquilli fra chiaccherate con l'equipaggio (marinai, cuochi,
ufficiali, il marconista....) e la scrittura del testo del mio blog.
2 Marzo
E' abbastanza presto quando sbarco a
Barcellona, ho il cambio nave passo dalla GNV alla MSC diretta a
Civitavecchia, ma partirà nel tardo pomeriggio quindi ho un po' di
tempo per visitare Barcellona. Per prima cosa cerco un bar dove fare
colazione, e dopo vari giri mi fermo allo Starbucks vicino alla
Sagrada Famiglia. Nei giorni scorsi mi sono sentito con Jaime,
l'amico di Barcellona, ma anche questa volta non ci sarà modo di
vedersi. Dopo una lunga colazione faccio un po' di giri in città,
svariati, diversi luoghi, ma senza mai lasciare la vespa. Barcellona
è molto bella, è piena di turisti, è una città giovane. Dopo
pranzo vado a stendermi in spiaggia, c'è un po' di vento ma non è
fastidioso e soprattutto fa caldo. Il tempo passa, ma prima di
tornare al porto faccio un altro giro in centro e poi vado a
prendermi un aperitivo. Fatta nà certa, risalgo in vespa ed entro in
porto. Siamo tutti fermi nella zona d'imbarco ed oltre a me l'unico 2
ruote è un harley di una coppia spagnola. Iniziamo a spostarci verso
la nave ma prima di imbarcarci fanno entrare i camion ed alla fine
noi.
Come al solito sistemo la vespa, questa
volta non sarà sola in garage, ci sarà l'harley a fargli compagnia.
Come al solito prima reception poi in giro per la nave, poi cena ed
in fine a scrivere il blog. Anche questa volta non sono solo in
cabina, la condivido con due simpatici signori un napoletano che vive
alle baleari ed un parmigiano appassionato di auto sta aprendo un
negozio di ricambi d'epoca a Barcellona. Durante la serata ho
conosciuto diversi camionisti, per molti di loro è conveniente
percorrere la tratta Civitavecchia-Barcellona in nave e poi
continuare su asfalto; faccio 2 chiacchere con loro e me ne vado a
letto.
3 Marzo
La mattinata ed il pomeriggio
trascorrono tranquilli, mi rendo conto che i camionisti fanno
veramente una vitaccia, sempre lontano da casa e sempre alla guida
fra 1000 problemi. Nel tardo pomeriggio siamo a Civitavecchia,
lentamente sbarchiamo ed io mi porto all'uscita del paese per
rivestirmi per percorrere questi ultimi 80 km. Questa volta seguo
l'aurelia sino a Torreinpietra, poi proseguo sulla 4 corsie che
fortunatamente posso percorrere. Il viaggio è quasi finito, cammino
a palla e Roma è sempre più vicina; penso a cosa fare quando ci
sarò: vado direttamente a casa o passo dal centro? Alla fine mi
convinco che non ha senso passare dal cento, mi accontenterò di una
foto con il cartello di ingresso alla città. Ormai si vedono le luci
che illuminano il celo, l'alone arancione che segna la città e
lentamente si vedono i primi segni di città. Ancora pochi km ed
entro a Roma dalla via Aurelia, poco dopo il GRA c'è il cartello
ROMA e la fermata è d'obbligo, scatto un po' di foto parcheggiando
la vespa il più accostata possibile al bordo strada, qui corrono.
Dopo aver scattato un po' di foto continuo sulla consolare per andare
a prendere la tangenziale, a quel punto vedo davanti a me Piazza
Navona, è il luogo da cui spesso partiva Giorgio Battinelli. A quel
punto non ci penso due volte e punto direttamente in centro. Arrivo
in piazza e parcheggio vicino al Canova, blocco una coppia di
passaggio è mi faccio scattare qualche foto poi riaccendo la vespa e
seguendo il murotorto me ne torno a casa. La vespa manca da Roma da 4
mesi, ha percorso 3811 km in 16giorni “on the road”. Il viaggio è
finito, sono contento ma anche dispiaciuto, ancora non mi rendo conto
di che viaggione è stato.
Qui finisce il racconto, qui si chiude
il blog.
Un saluto a tutti coloro che hanno
avuto la pazienza di leggere tutte queste righe. Un feed-back è
sempre gradito.
Bentornato Vit!
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